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Il 6 e il 7 novembre si è tenuta presso la sede della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento la conferenza Studi linguistici sul mòcheno: definire e acquisire un sistema in variazione che ha concluso il progetto “L’acquisizione della sintassi in contesto plurilingue: uno studio longitudinale sui bambini mocheni”, la cui realizzazione è stata resa possibile grazie ad un finanziamento della Fondazione Caritro ed al lavoro congiunto dell’Istituto Mocheno e dell’Università.
L’incontro, organizzato da Ermenegildo Bidese e Federica Cognola, non è stato solo l’occasione per presentare al pubblico i risultati raggiunti nel progetto, ma anche per riunire a Trento i più importanti studiosi di mòcheno e personalità di peso internazionale la cui ricerca risulta essere un punto di riferimento per chiunque si occupi di linguistica del mòcheno. Da questa alternanza di voci è emerso come il mòcheno sia un oggetto di ricerca unico, in quanto presenta una serie di fenomeni assenti nelle lingue germaniche e romanze moderne, la cui corretta interpretazione non porta a vantaggi solo al contesto mòcheno, ma contribuisce anche alla comprensione di meccanismi più generali dei quali la ricerca si occupa da anni e per i quali non ci sono ancora risposte certe.

Presenti all’incontro: Anthony Rowley che ha dato un’ampia descrizione della morfologia verbale e nominale del mòcheno; Birgit Alber ha affrontato la fonologia del mòcheno; Manuela Moroni ha preso in considerazione l’intonazione del mòcheno, Patrizia Cordin e Lydia Flöss; hanno dedicato il loro intervento al tema della toponomastica; Federica Cognola ha mostrato come il mòcheno rappresenti un sistema autonomo rispetto al tedesco e alle lingue di contatto; Paola Benincà ha disquisito sulle lingue romanze antiche e Roland Hinterhölz sull’antico alto tedesco; Marit Westergaard ha spiegato come i bambini siano in grado di acquisire la sintassi di lingue con una forte variazione, come il mòcheno, e come il fattore principale sia ricevere un input sufficiente. Federica Ricci Garotti ha concluso la conferenza mostrando come la conoscenza del mòcheno porti a dei vantaggi nell’acquisizione di una terza lingua, in questo caso del tedesco.

In conclusione, il convegno ha sottolineato l’unicità della lingua mòchena ed ha portato prove del fatto che sia caratterizzata ancora da un sistema “intatto” ed autonomo; come sottolineato da Alessandra Tomaselli. Il pericolo è ora quello di non avere più un numero sufficiente di parlanti madrelingua di nuova generazione che possano portare avanti la lingua. Per questo l’auspicio è che possano essere messe in campo tutte le iniziative possibili per favorire l’apprendimento/uso del mòcheno fin dalla più tenera età nelle nuovissime generazioni.

 

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