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Il Ponente ligure non smette di stupirmi. Dopo giornate di spiaggia decido di voltare le spalle alla costa e punto verso Pieve di Teco, entroterra di Albenga, in Valle Arroscia. Faccio visita ai portici duecenteschi, ampi e freschissimi, guido fino al vicino Colle di Nava (941 m) e poi scendo in Val Tanaro, in provincia di Cuneo. Il mare è un ricordo lontano – e sono in viaggio solo da un’oretta – la temperatura è scesa di 7 gradi, i verdi del bosco misto di pini uncinati e latifoglie che la strada (SP 154) sta attraversando sono i colori dominanti, alternati al grigio delle placconate che incombono alla mia sinistra e al celeste di un cielo alpino. È ormai sera. In pochi minuti sono a Viozene (1.245 m), al cospetto del Mongioie, splendida montagna calcarea spruzzata di lavanda selvatica: ma la mia meta è più in là, oltre la gola delle Fascette, dove la strada corre alta sul fiume Negrone, protetta da tettoie paravalanghe: parcheggio all’estremità di un tunnel in costruzione e mi sporgo per osservare l’orrido scavato nei calcari giurassici, mentre un gufo reale a sua volta scruta me da un ramo e poi sparisce con il volo silenzioso dei predatori notturni.

Al suo silenzio si accompagna quello del mio cellulare, che rimarrà muto per molti chilometri (peccato, avrei voluto comunicare a qualcuno l’emozione di questo luogo dantesco…). Sono a Upega (1.297 m), una delle tre frazioni del comune di Briga Alta (le altre sono Carnino – il bivio era prima della forra delle Fascette – e Piaggia) nato nel 1947 in seguito al trattato di pace e al referendum nel quale si decise lo smembramento del comune di Briga Marittima e gli abitanti di Brigue e Tenda scelsero di appartenere alla Francia. Qui si parla l’occitano, una lingua romanza. Zaino in spalla entro nei vicoli stretti del minuscolo paesino di pietra e legno che conta 4 abitanti fissi: le case sono alte, addossate le une alle altre, in una di queste c’è il bel rifugio “La porta del Sole” (il nome deriva da una condotta fossile situata nella parte alta della Gola delle Fascette e scoperta negli anni ’80 dagli speleologi del Gruppo Speleologico Imperiese), coperto da un tetto interamente d’ardesia. La cena, ottima e abbondante, viene servita in una delle due salette al pian terreno, sono l’unico ospite, mi fanno compagnia Micol Costantini, che gestisce il rifugio, e i suoi genitori e tra un piatto e l’altro vengo a sapere tutto quello che si può fare a Upega e dintorni (canyoning, passeggiate e cavallo, escursioni in mountain bike, trekking a vari livelli, arrampicata, alpinismo, speleologia, sci di fondo, sci da discesa e fuoripista, ), ma che in pochi fanno perché nonostante l’intraprendenza della famiglia Costantini qui turismo è una parola poco usata.

Ma perché? La marginalità geografica penalizza il paese che si trova ai limiti della Provincia Granda, cioè Cuneo, e ai limiti del territorio italiano: le compagnie cellulari snobbano il piccolo borgo, evidentemente poco redditizio e d’inverno la strada che arriva da Monesi viene pulita solo fino al termine della provincia di Imperia,… E intanto oltre la cresta gli operosi francesi, maghi della comunicazione, fanno conoscere il loro meraviglioso territorio attraendo gente da ogni parte del mondo. Dormo in una camerata pulita – così pure il bagno al piano – e tutta per me e al mattino, di buon ora partiamo con il fuoristrada che Micol guida con disinvoltura ed esperienza. La strada entra presto nell’Imperiese, il sole illumina un manto boscoso tra i più fitti e continui che io abbia mai visto, passa Piaggia e arriva alle pendici prative del Saccarello, sulle quali Micol ingrana le ridotte e intanto mi indica i condomini di Monesi e gli impianti di risalita: tutto parla di declino e disinteresse, dopo un periodo fiorente a metà del secolo scorso. E pensare che in una giornata qui è possibile sciare e poi rilassarsi sulla costa, a solo un’ora di macchina.

Un velo di malinconia cala sui miei pensieri, ma è un attimo, l’arrivo in cresta alla montagna più alta della Liguria mi investe con un’emozione violenta: cime e valloni a perdita d’occhio, sotto di me, minuscoli, i paesi di Verdeggia e Realdo, ed eccolo di nuovo, laggiù, quassù, il mare che in un attimo nei pomeriggi delle giornate più calde sfiata i suoi vapori inghiottendo in una nebbia fitta l’immensa statua dorata del Redentore. La distesa blu, scintillante in questo magico mattino, aggiunge allo scenario naturale un tocco di indicibile e rasserenante seduzione. Siamo alla quota di 2.200 m sul livello del mare, un’espressione che qui assume pregnanza assoluta! Ancora in jeep raggiungiamo il Passo del Tanarello, sempre in bilico tra Riviera e monti, tra Francia e Italia: siamo in uno degli ultimi alpeggi attivi delle Liguri, qui il pastore ha qualche baracca e una roulotte, sotto di noi una mandria di mucche si lascia intiepidire dalla luce dorata. Torniamo tra gli alberi, questa volta sono larici: è il bosco delle Navette, 4.800 ettari, un tempo preziosa riserva di legname per le navi della Repubblica di Genova. Siamo entrate così sulla Monesi-Limone, la Via del Sale, storica strada marenca di collegamento tra Liguria e Piemonte per lo scambio delle merci: il sale che proveniva dalla costa serviva, tra l’altro, a conservare le carni. Dopo pochi chilometri un cartello di ordinanza impedisce di proseguire in auto, ma l’aria fresca favorisce il cammino: lo splendido lariceto lascia presto il posto ad ambienti più brulli e panoramici e la mulattiera taglia pendii verdi vertiginosi mentre lo sguardo spazia in profondità.

Dopo un’ora a piedi è il passo di Flamalgal a togliermi, per un attimo, il respiro: la strada compie una svolta secca e apre le porte di un ambiente lunare in cui la roccia bianca calcarea vena distese verdi coperte di fiori. Eccolo il Marguareis, re delle Alpi Liguri con i suoi 2.651 m di altitudine, che con le sue rocce carsiche scavate in profondità attrae frotte di speleologi. Credo che addentrarsi in cunicoli viscerali possa essere molto suggestivo, ma ora voglio rimanere in superficie e continuare a vivere lo stupore infinito di uno dei paesaggi montani più belli della mia vita. Grazie Micol, la tua Upega merita davvero di più!

Rifugio La Porta del Sole
Via A. Lanteri, 4
12078 Upega, Briga Alta (Cuneo)
0174-390215// 348-5488929
info@rifugiolaportadelsole.it
www. rifugiolaportadelsole.it

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