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Emozionale per molti versi. Un esercizio di stile per molti altri. In 25 minuti la regista Laurie Anderson regala sensazioni e suggestioni che non lasciano indifferenti. Un perfetto mix tra musiche ed immagini in un coinvolgimento totale dei sensi e in un’alternanza di quiete e tempesta che rapiscono la parte più recondita dello sterno. E’ forse anche questo il senso del titolo – suscettibile a tante interpretazioni – “Hidden in the mountains”, ‘nascosto tra le montagne’.



Hidden in the mountains partecipa al concorso video e con grande probabilità porterà a casa qualche premio o riconoscimento, o una menzione. La convinzione è che non passi inosservato, dal momento che il riscontro in termini di pubblico alla prima proiezione, la sera del 9 agosto 2005 al Palavideo di Muralto, è stato non da poco: sala piena zeppa e la direzione “costretta” a proporre fuori programma una seconda proiezione in coda alla prima. Presente in sala la regista Anderson.



Grande senso dell’arte e dell’estetica in questo lavoro: non a caso è stato commissionato dall’EXPO 2005 di Aichi in Giappone (le parti ‘testuali del film sono in inglese e giapponese), dove starà sicuramente più a suo agio che nel contesto locarnese. “Hidden in the mountains” è confine tra il teatro e il cinema, forma dei gesti e gesti… Verrebbe da dire: più arte che cinematografia. Ma la cinematografia non è forse un’arte?







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