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Schiacciato tra Cannes e Venezia, il Festival del Film di Locarno non ha mai avuto un grandissimo appeal per le grandi produzioni alla conquista dei mercati ricchi.

Questo non significa che i cinefili non trovino, come sempre, pane per i loro denti. Questa 57° edizione ha presentato ad esempio una ricca sezione retrospettiva sul cinema e gli altri media (il giornale in particolare). Niente di nuovo, per carità, ma abbastanza interessante e ricco anche di chicche di grande valore.



Accanto alla consueta rassegna ‘Cineasti del presente’ (organizzata sia in pellicola che in video) e ai ‘Leopardi di domani’ (i pardini come si chiamano qui a Locarno), un’area di sperimentazione estrema e di videoarte raccolta sotto il titolo ‘In progress’.

Non è mancata la consueta testimonianza di impegno politico e civile che caratterizza il Festival, che questa volta si è estrinsecata in una videoteca sui diritti umani e in un’iniziativa dedicata alla cinematografia del Mekong (Laos, Vietnam e Cambogia) nel tentativo di far incontrare al festival domanda ricca e cinematografia povera.



Non vogliamo parlare dei film in concorso, né del pardo d’onore consegnato al nostro grande Ermanno Olmi:sono su tutti i giornali in linea e non.



Ci piace sottolineare come ancora una volta, nonostante il tempo questa volta particolarmente inclemente, il Festival del Film di Locarno si confermi come una grande festa popolare. Sfidiamo chiunque a trovare a Venezia una percentuale di Veneti pari a quella dei Ticinesi a Locarno. Così come sfidiamo chiunque a confrontare l’organizzazione di questo piccolo Festival con quella dei più blasonati concorrenti.



Locarno ha delle cose uniche e fantastiche:

– il più grande schermo d’Europa nello scenario irripetibile di Piazza Grande: chi ha visto in Piazza Grande un bel film non lo dimentica più;

– l’accesso economico ed organizzato: i parapiglia di Venezia sono inimmaginabili a Locarno;

– i servizi impeccabili. La teoria dei postali gialli che aspettano la fine dello spettacolo serale per risalire le valli ticinesi è da sola uno spettacolo, così come le navette, frequenti e puntuali, sono un servizio coi fiocchi;

– un’offerta di sale e di posti a sedere, ricchissima;

– infine l’offerta di ospitalità e ristorazione, anch’essa neppure lontanamente confrontabile con quella, terribilmente povera (non parliamo dell’Excelsior), del Lido di Venezia.



Unico neo: la difficoltà ad usare l’Euro sia al Festival che nei luoghi pubblici. E’ pur vero che le commissioni di cambio sono pane per i denti svizzeri, ma suvvia, è una cosa che stona con il livello di servizio offerto.



Una grande festa popolare organizzata da svizzeri per svizzeri e turisti. Il cinema per i bambini dell’ultimo giorno (domenica) in piazza Grande è il giusto suggello di queste scelte che forse non attireranno folle di critici e di giornalisti, ma sicuramente di mamme e papà, di nonne e di bambini che imparano ad amare il cinema.



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