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Sono state presentate martedì scorso, 1 aprile, ad Aosta nella sala del Palazzo Regionale, le tesi di laurea su neve, valanghe e suolo, attivate nell’ambito della convenzione tra l’Assessorato regionale del territorio e il Dipartimento di Valorizzzazione e Protezione delle Risorse Agroforestali (Divapra) e il Laboratorio neve e suoli alpini (Lnsa) della Facoltà di Agraria dell’Università di Torino.

Ermanno Zanini, responsabile del Dipartimento, ha sottolineato la duplice importanza della giornata, per i giovani tesisti e per la Regione Valle d’Aosta: "Da una parte questi giovani hanno ricevuto una preparazione profonda nella gestione dell’ambiente forestale e montano della Valle d’Aosta, ma valida per la montagna in generale, e come Università crediamo di aver fornito “un buon prodotto”, e dall’altra si è stabilita una collaborazione con l’ente pubblico,  su questioni concrete del territorio".

A presentare le tesi si sono succeduti Antoine Brulport, Hervé Jaccond, Simone Roveyaz, Emil Squinobal, Andrea Mandara, Teodoro Bizzocchi, Massimo Dosio, Nathalie Durand, Gianluca Filippa, Marco Bergero, Lorenzo Bertranda, Patrick Chasseur, Andrea Canova Calori, Mattia Faletto, Fabienne Curtaz, Stéphanie Letey e Davide Viglietti. 

Tutti gli studi, come ha sottolineato Michele Freppaz, responsabile del Lnsa, hanno fornito nuovi importanti elementi conoscitivi. Eccone alcuni. Nelle loro tesi Gianluca Filippa e Nathalie Durand hanno misurato le emissioni di anidride carbonica dal suolo durante l’inverno, stagione in cui si riteneva che l’attività biologica fosse quasi azzerata. I risultati indicano invece che le emissioni invernali sono il 20% di quelle annuali. Questo significa che i modelli attuali, che ignorano queste emissioni, sottostimano la produzione annua di CO2, uno dei gas responsabili dell’effetto serra.

Teodoro Bizzocchi e Massimo Dosio hanno studiato l’importanza dello spessore del manto nevoso a varie quote sia per l’attività biologica delle piante (in termini di cessione di azoto inorganico al terreno) sia per l’attività isolante. Le misurazioni sono state effettuate, a cadenza giornaliera o bisettimanale, in quasi quaranta stazioni della Valle d’Aosta, grazie alla collaborazione del Corpo Forestale Valdostano. Per la vegetazione di alta quota la cessione dalla neve al terreno di quantità variabili tra 0,3 e 1,1 Kg di azoto per ettaro, è risultata importante.

Marco Bergero, Lorenzo Bertranda e Patrick Chasseur hanno studiato nuove tecniche di gestione del rischio valanghivo mediante individuazione delle potenziali aree di distacco. Analogamente  Andrea Canova Calori ha condotto indagini sull’area di La Thuile in sinergia con il servizio Meteomont dell’Esercito. Interessante lo studio di Stéphanie Letey e Davide Viglietti sull’azione integrata tra opere strutturali in legno e la ricrescita del bosco nel contenimento delle valanghe. Sempre riguardo all’interazione tra bosco e valanghe, è emerso che ben il 6% di quelle censite nel catasto regionale si sono staccate in bosco (a torto ritenuto totalmente sicuro).

L’assessore Albert Cerise ha concluso i lavori affermando che l’obiettivo di questi studi è di migliorare la qualità della vita e di aprire nuovi orizzonti di convivenza con la montagna.

 

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