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Il Piolet d’or alla carriera, premio Walter Bonatti, 2013 assegnato a Kurt Diemberger.

La notizia è comparsa sul sito Internet del prestigioso premio internazionale d’alpinismo, la cui 21sima edizione si svolgerà dal 3 al 6 aprile tra Courmayeur e Chamonix. Kurt Diemberger succede nell'albo d'oro a Walter Bonatti (2009), Reinhold Messner (2010), Doug Scott (2011) e Robert Paragot (2012).

Nato a Villach il 16 marzo 1932, Diemberger è l’unico alpinista vivente ad avere all’attivo le prime ascensioni a due ottomila, il Broad Peak (Pakistan) nel 1957 e il Dhaulagiri (Nepal) nel 1960. Giovanissimo, si fece conoscere al mondo alpinistico per l’ardita ascensione del fungo di ghiaccio, la “meringa”, incombente sulla vetta del Gran Zebrù, ricordata più volte nei suoi libri. Subito dopo fu chiamato alla spedizione al Broad Peak con Hermann Buhl. La prima ascensione del Broad Peak, senza ossigeno e senza portatori d’alta quota, fu una pietra miliare nella storia dell’alpinismo, introducendo lo stile alpino in Himalaya. All’inizio degli anni ‘60 divenne guida alpina, esercitando per un po’ l’attività sul Monte Bianco, ma il richiamo dell’alpinismo esplorativo fu più forte.

Nella sua attività alpinistica è stato spinto non dalla ricerca di record o di imprese estreme, ma dal desiderio di conoscere luoghi mai visitati prima dall’uomo, di completare le carte geografiche di territori che neppure i rilevamenti aerei riescono a disegnare nel dettaglio, di scoprire passaggi per arrivare in valli sconosciute, come la valle Shaksgam, nella provincia cinese del Sinkiang da lui esplorata.

«Lo percepii chiaramente – scrive Diemberger nell’introduzione a “Passi verso l’ignoto” – quando mi trovai sulla cima del Gasherbrum II, il mio quinto ottomila. Non avevo più entusiasmo, la “navigazione degli 8000” per me era conclusa. Doveva esserci qualcos’altro. Guardai a nord verso il deserto che si estendeva direttamente sotto i miei piedi…il “qualcos’altro” era là; incerto e ignoto, lo stesso mistero che era “dentro” la grande meringa di ghiaccio e neve sospesa sulla cima del Gran Zebrù. È il fascino dell’ignoto. È ciò che ho sempre cercato».

Affascinato dal cinema, si è specializzato in riprese ad alta quota, girando numerosi lungometraggi, tra cui il primo film sonoro sincrono dalla cima dell’Everest e le sue opere hanno ottenuto prestigiosi riconoscimenti internazionali. Stregato dall’immenso cristallo del K2, proprio su quella montagna, nel 1986 fu coinvolto nella tragedia in cui morirono tre alpinisti, tra cui l'inglese Julie Tullis, sua compagna di cordata e del “film team” più alto del mondo, mentre lui si salvò miracolosamente, riportando solo alcuni congelamenti alle dita delle mani.

Nella vita ha saputo conciliare con apparente equilibrio, attività alpinistica e affetti, stabilendo rapporti di collaborazione con i figli Hildegard e Karen, avuti dalla prima moglie Tona Sironi e Georg e Igor nati dal matrimonio con Teresa, con cui vive a Bologna, tra un viaggio e l’altro, da più di trentacinque anni. Prolifico scrittore ed esperto conferenziere, sa affascinare e divertire il pubblico con il racconto delle sue avventure dal vivo e nei libri.

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