Select Page

A quattro anni di distanza dall’Anno Internazionale della Montagna prosegue il percorso di riscoperta delle origini del turismo alpino nelle Dolomiti con una mostra dedicata ai pionieri della fotografia e dell’arrampicata nelle Dolomiti.

Aperta sino al 10 settembre 2006, l’esposizione è promossa e organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Bolzano, Ufficio Servizi Museali e Storico – Artistici. E’ stata ideata da Augusto Golin, e intende essere la prosecuzione ideale di quella che, nell’estate del 2002, aveva avuto come oggetto i “reportage” fotografici di Vittorio Sella nei suoi viaggi nelle Alpi del Tirolo tra il 1887 e 1893 (vedi mostra 2002).



L’intento è quello di testimoniare, soprattutto attraverso le immagini fotografiche, la veloce evoluzione che, nel corso dei pochi lustri precedenti la Prima Guerra Mondiale, ebbero a subire sia l’alpinismo, sia le forme della sua documentazione fotografica, dal duplice punto di vista dell’evoluzione tecnica e della concezione ideale.

Quando Vittorio Sella nel 1887 visitò le Dolomiti di Brenta, nel corso del suo primo viaggio, passò di fianco al Campanil Basso, una delle più belle e ardite guglie delle Dolomiti, e non lo notò nemmeno. Non si trattò di una disattenzione, né di uno scarso interesse fotografico; Vittorio Sella, professionalmente cresciuto nelle Alpi occidentali, non poteva provare interesse per un roccione secondario rispetto alla vicina cima principale.



Proprio in quegli anni l’alpinismo di conquista, motivato da intenti pseudo-scientifici, passava il testimone ad una sua forma più “giocosa”. Le cime più alte delle Alpi erano state conquistate ed ora l’alpinismo cominciava ad affermarsi come attività che non aveva bisogno di motivazioni particolari, ma nasceva dal desiderio dell’uomo di confrontarsi con l’inesplorato, con la natura selvaggia.

Divenne così importante la via che conduceva alla cima, da nord, da sud, da est e da ovest, ma anche attraverso vie immaginarie tracciate sulla parete, camini, diedri, spaccature nella roccia che avvicinavano l’arrampicatore alla meta che perdeva, così, di importanza. In questo modo si alzava però anche il livello delle difficoltà, non bastava più ripararsi dal sole e dal freddo ed evitare di scivolare sul ghiaccio, l’alpinismo diventava acrobatico.



A testimoniare questa evoluzione furono le relazioni scritte dagli alpinisti, i racconti delle loro imprese, ma anche la documentazione fotografica. Anzi fu proprio lo sviluppo tecnologico della macchina fotografica che permise agli alpinisti-fotografi di documentare le loro imprese, operazione che sarebbe stata impossibile con le vecchie macchine a lastra che, pur avendo raggiunto cime di notevole difficoltà come il Cervino, non avrebbero potuto seguire gli alpinisti nelle loro evoluzioni sempre più acrobatiche sulle verticali pareti dolomitiche.



Nucleo centrale della mostra sono le fotografie di tre fotografi-alpinisti attivi tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento: Guido Rey, Joseph March ed Emil Terschak.



Guido Rey (1861-1935) industriale, alpinista, scrittore, era cugino di Vittorio Sella e con lui aveva condiviso la passione per la fotografia e l’alpinismo. Affrontò le nuove frontiere dell’arrampicata sul Monte Bianco, sul Cervino, sua montagna di casa, ma anche in Dolomiti dove lega la sua corda alla famosa Guida Alpina Tita Piaz.



Joseph March Jr. (1879-1948) era il figlio primogenito di Joseph March che aveva aperto il suo studio a Bressanone nel 1873; fotografava, per personale diletto, le proprie ascensioni in montagna nelle Dolomiti e nella zona dell’Ortles.



Emil Terschak (1858-1915), nato a Vienna, si era trasferito prima in Val Gardena e poi a Cortina. Nonostante fosse autodidatta egli pubblicò il primo manuale sulla fotografia d’alta montagna. Oltre ad essere uno scalatore, Terschak fu anche un pioniere dello sci e nel febbraio del 1894 partecipò all’attraversata con gli sci da Vent nell’Ötztal a Maso Corto-Kurzras in Val Senales.



Le fotografie in mostra provengono da:

– il Museo della Montagna, di Torino

– la Fondazione Sella, di Biella

– l’archivio privato March di Bressanone

Altro materiale per la mostra è stato messo a disposizione dal Museo dell’Alpenverein di Monaco di Baviera, dal Fondo Mazzotti, conservato presso l’Archivio fotografico della Provincia di Treviso e dalla collezione di Arnaldo Loner



Info mostra:

– “ALPINISMO ACROBATICO – Le Dolomiti e l’invenzione dell’arrampicata”,

– Bolzano, Galleria Civica (piazza Domenicani),

– dal 1 giugno al 10 settembre 2006,

– orario: 10.00-12.30 / 15.30-19.00 – lunedì chiuso – ingresso libero

– catalogo edito da Comune di Bolzano a cura di Augusto Golin, con un’introduzione di Reinhold Messner e con contributi di Giuseppe Garimoldi, Paola Lugo, Ermanno Filippi e Hans Heiss (in vendita a Euro 20)

web site



Contatti:

Ufficio Servizi Museali e Storico – Artistici

tel. 0471 997697

email





Share This