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E se la notizia più eclatante dell'estate fosse proprio quella dell'autostrada cinese per l'Everest, che i quotidiani hanno diffuso a inizio stagione (corredandola peraltro di fotografie della montagna vista da sud), senza approfondimenti e verifiche?
O invece la salita dei tre italiani sul GII? O ancora il successo di Silvio Mondinelli che ha completato – secondo italiano, senza ossigeno supplementare – la collezione delle quattordici cime più alte della terra?Siamo contenti e orgogliosi di avervi raccontato nel numero scorso, uscito in perfetta concomitanza con la salita di "Gnaro" sul Broad Peak, della carriera e dei sogni futuri del forte alpinista di Alagna Valsesia; ma nel contempo ci sentiamo come privi di emozione, freddi osservatori, a nostra volta lettori assuefatti di notizie che via internet arrivano, in particolare proprio dai giganti himalayani, aggiornandoci ossessivamente sugli andamenti delle spedizioni.
Sin nei minimi dettagli. A suo modo anche l'alpinismo ha il suo reality. Perché stupirsi dunque se i cinesi sognano di portare la fiaccola olimpica sulla cima più alta; e il campo base dell'Everest e i suoi dintorni a nord iniziano ad assomigliare ai più domestici luoghi del turismo alpino? Che so, a un'esotica Chamonix d'alta quota, per esempio.
Allora è forse più interessante indagare che succede in questi luoghi dove sta transitando la storia degli uomini. Dove un Tibet sempre meno tibetano si sta contorcendo sotto i colpi dell'accelerazione forsennata impressa dai cinesi, e cerca un compromesso tra modernità e arcaismo.
In questo numero, accanto all'eccezionale reportage fotografico di Marco Scolaris, che a Pechino ha preso il treno "più alto del mondo" ed è sbarcato a Lhasa, per poi raggiungere in auto le pendici dell'Everest, proviamo a raccontarvi di questi cambiamenti dall'osservatorio privilegiato dell'antropologa Maria Luisa Nodari, che a Lhasa studia e vive parte dell'anno, con un'incursione di Roberto Mantovani nella storia dell'alpinismo "dei" tibetani.
Tra le proposte del numero, un gustosissimo anniversario con la via Helzapoppin di Gaeta, raccontata con humor british-capitolino da Gianni Battimelli e corredata da una documentazione fotografica altrettanto avvincente di Fabrizio Antonioli.
Per finire, anzi, per iniziare, visto che il numero si apre proprio così, il Focus – curato da Fabio Palma – sulle fessure. Molto più che semplici fenditure nella roccia, "fondamentale" su cui l'arte del salire ha affinato la sua tecnica. Alcuni protagonisti, luoghi simbolo e proposte per vivere oggi questo modo di risalire le pareti. Con le immagini che Riky Felderer è andato in giro a catturare.
E poiché abbiamo iniziato questa presentazione del numero che state per leggere con le cime più alte del pianeta, è con esse e con colui che definitivamente le "globalizzò" lanciandole nel regno dei media moderni, che ci piace concludere. È Reinhold Messner, infatti, il protagonista del personaggio di Vinicio Stefanello. Dopo Cassin e Bonatti, il terzo elemento dell'anello magico dell'alpinismo.
Ultimissimo, un ringraziamento. A tutti coloro che hanno giocato al Vertical Game di Alp e hanno scelto con noi le prossime Grandi Montagne. Saranno proprio il Civetta e i Quattromila – i due titoli vincitori – a continuare la collezione nel 2008.

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