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È partita la raccolta di firme per sollecitare il varo di provvedimenti legislativi che riconoscano l’agricoltura contadina e liberino il lavoro dei contadini dalla burocrazia. Quello che la campagna si prefigge è l’accoglimento di alcuni principi. Sarà poi cura del legislatore tradurli in provvedimenti legislativi e/o applicarli nell’ambito della legislazione sull’agricoltura delle aree rurali e montane. La Campagna riguarda una proposta articolata in 5 punti, per iniziare a distinguere l’agricoltura contadina (quella rivolta prevalentemente alla vendita diretta senza intermediari dei prodotti) dall’agricoltura basata sulle produzioni specializzate e su larga scala.

Una realtà che coinvolge le valli alpine, le colline, ma anche le aree periurbane. Ad avviso dei promotori, mantenere sotto lo stesso regime fiscale, previdenziale, normativo, burocratico queste due realtà così abissalmente diverse  porta alla sparizione di quei contadini, pastori, piccoli allevatori che ancora caparbiamente resistono nelle aree marginali, impedendo anche il ritorno alla terra di giovani che vorrebbero avviare nuove attività legate alle produzioni biologiche, all’agriturismo, alle fattorie didattiche.
 
Agricoltura contadina: "marginale" solo in base ad un PIL che conta come reddito la distruzione delle risorse e la cura dei danni alla salute e all’ambiente.
Non c’è futuro per l’agricoltura contadina se non viene sollevata dagli adempimenti amministrativi e dai regimi di autocontrollo previsti per le imprese agricole, se non le si applica un trattamento fiscale che ne riconosce il carattere di attività solo in parte commerciale. L’agricoltura contadina non produce, in termini di PIL, che una frazione dell’agroindustria. Ma se usassimo altri parametri – che tengono conto di indicatori ambientali e sociali  – ci accorgeremmo che la bilancia tra il contributo dei due sistemi si inverte. L’agroindustria è causa di pesantissimi impatti ambientali; l’agricoltura contadina mantiene quella biodiversità che i sistemi agricoli industriali limitano, conserva i saperi tradizionali, le tecniche e i prodotti locali, mantiene nelle aree montane una consistenza demografica minima da giustificare la presenza di servizi.
 
La partecipazione attiva dei consumatori è la chiave del successo della campagna. Un ruolo positivo dell’agricoltura sull’ambiente e l’economia locale non può derivare da un settore agricolo che occupa solo il 2% della popolazione attiva. Una società sostenibile deve prevedere un ritorno alla terra e anche un recupero alla coltivazione di tante risorse territoriali abbandonate.
Alleggerito dalla burocrazia il contadino può dedicarsi a “coltivare” non solo la terra, ma anche i rapporti con il consumatore: non c’è agricoltura contadina oggi senza coinvolgimento attivo del consumatore che sia residente in area rurale o anche abitante delle città.

I promotori e contitolari della Campagna sono: il Consorzio della Quarantina, Civiltà Contadina, Rete Bioregionale Italiana, associazione Antica Terra Gentile, rete Corrispondenze e Informazioni Rurali. Oltre ai promotori, finora sostengono la Campagna il collettivo Critical Wine/Terra e Libertà di Genova, la rivista AAM Terra Nuova, il sito www.ruralpini.it

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