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“I Pasquali”: un’antica e suggestiva cerimonia religiosa (e folcloristica) che si svolge ogni anno a Bormio, in Alta Valtellina, la domenica di Pasqua, che quest’anno cade il 16 aprile. Al suono delle campane che annunciano la Pasqua, una lunga processione di pastori e pastorelle vestiti nel tipico costume bormino, fa da contorno alla tradizionale sfilata dei “Pasquali”, con una serie di portantine allegoriche che vengono condotte “a spalla” fino alla parrocchiale dei SS. Gervasio e Protasio per la consueta benedizione.



Un tempo si trattava della semplice benedizione di cinque agnelli ornati da ciascuno dei cinque rioni storici in cui è diviso il borgo di Bormio: Combo, Maggiore, Dossiglio, Dossorovina e Buglio; grande era la gara tra le contrade perché il proprio “Paskuàl” (l’agnello ornato) fosse il più ammirato. L’usanza è molto antica e deriva da riti pagani che il cristianesimo, non riuscendo ad abolire, ha assimilato interpretandoli in modo nuovo.



In seguito la tradizione è andata via via trasformandosi, con la creazione di vere e proprie opere d’arte a sfondo allegorico-religioso, che richiedono mesi di fervido e segreto lavoro nei reparti di Bormio.

Il giorno di Pasqua tutto è pronto e i giovani vestono il costume tradizionale e trasportano la propria allegoria definita “Pasquale”, ornata da muschio e fiori, fino al Piazzale delle Scuole Elementari, dove, finalmente, scoprono la loro opera. Poi la sfilata lungo le principali strade cittadine e, attraverso la via simbolo di Bormio, Via Roma, il corteo raggiunge la piazza dove sorge la parrocchiale o piazza del Kuèrcc (spazio porticato dove anticamente si amministrava la giustizia).



Qui, alla fine della messa, vengono benedetti gli agnelli portati in chiesa dai rappresentanti dei reparti; i Pasquali vengono a loro volta benedetti dall’arciprete che esce sul sagrato. I Pasquali restano esposti tutto il giorno, per poter essere ammirati, ma anche per dar modo ad una giuria appositamente nominata di assegnare i premi.

La popolazione partecipa coralmente alla festa, coinvolgendo ospiti e turisti, che hanno così l’opportunità di toccare con mano una testimonianza delle antiche radici di una delle più belle località di soggiorno dell’arco alpino.

Antonio Stefanini







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