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I quattro alpini del Centro Addestramento Alpino di Aosta, i marescialli-capo Ettore Taufer e Giovanni Amort, il primo maresciallo Elio Sganga e il caporale Marco Farina, di ritorno dall’ascensione del Monte Vinson di 4872 metri, la massima vetta dell’Antartide, mercoledì 22 gennaio, hanno presentato ai media la loro esperienza. Come ha sottolineato il comandante del Centro, generale di divisione Bruno Petti, proprio il giorno prima di lasciare il comando al generale di brigata Claudio Berto, «Sono tornati con un bagaglio di conoscenze ed esperienze importanti dal punto di vista militare, alpinistico e tecnologico: l’aver superato distanze in ambiente polare e salito il Vinson in condizioni di isolamento che esaltassero la totale autonomia, precipua caratteristica dei militari».

Attraverso immagini che ben rendono il senso di vuoto e di deserto bianco, il capo spedizione Ettore Taufer ha raccontato di fatica, di vento costante a 50–60 km all’ora, di temperature sui meno 20 gradi e infine della vetta. Tutti e quattro gli alpinisti sono stati d’accordo nell’affermare che la maggiore soddisfazione della spedizione deriva dall’aver portato a termine la traversata da Patriot Hills al campo base con sci e slitte, in totale autonomia, imnpresa finora riuscita a pochissimi. Che nell’ascensione del Vinson non fossero soli lo si è visto dalle corde fisse posizionate lungo il percorso di salita dalle spedizioni commerciali che portano i loro clienti al campo base direttamente in aereo. 

Ettore Taufer ha riconosciuto l’importanza della pianificazione dell’itinerario, effettuata prima di partire su foto satellitari, e del GPS, soprattutto nei primi e nell’ultimo giorno, quando la visibilità era zero. «Tanto di cappello agli esploratori del secolo scorso muniti solo di bussola e sestante. – ha affermato Taufer – Noi abbiamo usato la bussola solo per brevi tratti, imparando nuove cose, ma il GPS è stato fondamentale. La spedizione norvegese che aveva solo carte e non foto satellitari si è persa nella zona crepacciata».

Altra novità assoluta per una spedizione militare è stato il rapporto con gli sponsor, al fine di certificare il meglio della tecnologia disponibile. Secondo Betta Gobbi, della Grivel, unico sponsor valdostano, la spedizione al Vinson è stata importante per tre motivi: «Perché è stata una spedizione leggera ed ecocompatibile, infatti gli alpinisti hanno portato indietro tutti i rifiuti prodotti, fornendo un’immagine diversa da quella cui siamo abituati di militari che “assaltano” la montagna: un esempio per altre nazioni. Secondo, i nostri prodotti sono stati provati e questi test sono un riscontro per noi. Infine questa spedizione è stata la dimostrazione di come sia possibile la sinergia tra esercito e aziende valdostane e di quanto potrebbe essere forte una  “rete” di aziende valdostane che lavorano per la montagna».

I quattro alpini hanno infine ricevuto un riconoscimento dall’ANA (Associazione Nazionale Alpini), dalle mani del delegato nazionale Carlo Bionaz, per aver portato il loro gagliardetto sul tetto dell’Antartide.

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