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I recenti avvenimenti sul Nanga Parbat e l’attenzione dei principali media focalizzata sulla montagna solo nelle tragedie danno un’immagine parziale dell’alpinismo. Se da una parte il mondo verticale è fatto di uomini e donne temerari, pronti a sfidare pericoli oggettivi e, in casi estremi, anche la morte, non bisogna dimenticare gli aspetti più gioiosi e allegri dell’andar per i monti, che spesso si mescolano con il sentimento per eccellenza: l’amore.

Emozioni travolgenti ma contrastanti; passioni sfrenate che in certi casi conducono al lieto fine, in altri alla tragedia; sentimenti che si manifestano tra scenari alpini mozzafiato e che si mescolano con altre sensazioni altrettanto forti: per la roccia, per l’arrampicata e per la montagna. Tutto questo lo ritroviamo tra le righe e nelle pagine de La via del Drago di Anna Lauwaert edito da Cda&Vivalda Editori.

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Classico della lettura di montagna La Via del drago racconta la storia d’amore della scrittrice con Claudio Barbier. La loro è stata una storia d’amore travolgente nata in Belgio tra le rocce e proseguita con una folle estate di scalate nelle Alpi, prima di essere bruscamente interrotta dalla scomparsa di Claudio.

Solo molti anni dopo, in seguito a un lungo processo di elaborazione del lutto, Anna ha saputo mettersi alla scrivania per raccontare il “suo” Claudio, non più l’alpinista ma l’uomo, il fragile non l’ardito Barbier.

Lo scalatore che apriva vie di estrema difficoltà, che ripeteva le grandi classiche slegato e in solitaria, che si accapigliava con Messner su questioni di etica, nella vita quotidiana era un essere umano come tutti gli altri, fatto di debolezze, manie, ossessioni. Solo la sua appassionata amante poteva mettere a nudo questi aspetti e raccontarli con la lucidità e la dolcezza che hanno contraddistinto un amore vero e profondo.

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