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Le linci del Parco del Po Cuneese. È un animale mitico, la lince, fantastico. Come il lupo. Affascinanti entrambe, ma la lince forse di più, per via della sua sfuggevolezza, segretezza, del suo mistero. Scomparsa da più di cento anni dalle valli occitane, ha alimentato e alimenta ancora oggi storie e miti, che sfumano nella leggenda, non soltanto della memoria, ma anche del linguaggio: ciat pitois, è l’unico vocabolo presente nei dialetti. Ma nessuno riesce con convinzione a tradurlo, questo vocabolo: lince, appunto? Gatto selvatico? Comune faina? Perché tutti questi animali si muovono di notte, nell’ombra, nel folto dei boschi, un tempo foreste; e nella luce incerta tutto si può intravedere, soprattutto con gli occhi della fantasia. Non abbiamo notizie storiche di linci in Valle Po.

In Val Varaita, invece, era presente fino alla fine dell’800. A Punt e La Cianal si ricorda uno splendido esemplare ucciso nell’Alevè e acquistato da un museo francese di storia naturale. La lince viene segnalata nell’800 soprattutto sui monti di San Peire. L’Eandi parla di 11 catture fra il 1823 e il 1836, riporta la “Guida della Val Varaita” di Sergio Ottonelli. L’ultima lince uccisa risale ai primi decenni del “900, dice ancora Ottonelli: l’ultima cattura di lince segnalata dalle valli occitane è avvenuta in bassa Val Cluzun nel 1915. Perché tanto accanimento contro la lince? Perché era, e sarebbe, un competitore dell’uomo, essenzialmente, come il lupo. Da sempre l’uomo trasforma l’ambiente a sua uso esclusivo: soltanto oggi comprende, non sempre, che la
sopravvivenza delle altre specie coincide con la propria e con il proprio benessere. Caccia accanita anche per motivi di superstizione, magici, come magica è la lince.

Si legge ancora sulla “Guida della Val Varaita”: la caccia alla lince aveva ovunque in Europa il più grande prestigio, per il fascino dell’animale, il suo sguardo magnetico, la sua agilità leggendaria, le proprietà che si diceva avesse la sua carne nel preservare l’uomo dall’insidia delle
vertigini. Ce n’è abbastanza, per il Parco del Po Cuneese, per interessarsi alla lince, per farla ammirare, per farla conoscere. Per chiamarla “Magica Lince”. Sono due le linci che il Parco è riuscito ad acquisire, dopo anni di tentavi e ricerche, tra mille difficoltà. Qualcuno dirà che è assurdo che un Parco compia certe operazioni; altri
noteranno come già ci sia il lupo ad alimentare scontri di varia natura a seconda dei diversi interessi; altri ancora chiederanno quale senso abbia parlare di un animale estinto, almeno nelle valli occitane.

Ci saranno quelli che alimenteranno la paura, come avviene per il lupo o per le vipere. E non mancheranno quelli che giureranno di averla vista, la lince, e di recente, magari al confine con la Francia… Ché le cose particolari un tempo arrivavano sempre da lontano, e anche in questo la leggenda è rimasta. Meno male che c’è ancora
fantasia. Si diranno molte cose. Noi le rispettiamo tutte. E invitiamo tutti, innanzi tutto, a conoscere: anche la lince, come animale che ha fatto parte da vivo della nostra vita e tradizione e continua a essere parte, da morto, del nostro immaginario collettivo. Le linci del Parco saranno esposte a Revello, nel Museo Naturalistico del Po, a partire da sabato 26 dicembre 2009, secondo il consueto orario di apertura. L’ingresso al museo, come sempre, è gratuito. Una sorpresa, quella delle linci, e soprattutto un regalo di Natale. Prezioso.

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