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di Teresa Geninatti

Giornata di sosta, tra Courmayeur e Aosta. Mi trovo nella culla della letteratura francoprovenzale valdostana, nell'area che ha dato i natali ai più noti e prolifici autori e penso a Marius Thomasset (1876-1959), a Eugenie Martinet (1896-1983). O, ancora, tutti gli autori che, seguendo l'esempio di Cerlogne, non scrivono nella propria varietà di francoprovenzale, ma si sforzano di utilizzare quella di Aosta. O ancora autori più vicini a noi come René Willien e Pierre Vietti e numerosi contemporanei tra i quali spicca Marco Gal…Ma andiamo con ordine e, seguendo l'antico detto popolare secondo il quale "Si incomincia sempre dall'inizio", partiamo dall' "inizio" della letteratura francoprovenzale in Valle d'Aosta: qui, rispetto all'intera area, si è cominciato a scrivere in francoprovenzale decisamente più tardi. Il primo testo, considerato da molti come il primo scritto "ufficiale", è la lettera aperta di Pléod, pubblicata sull'almanacco del settimanale "Le Duché d'Aoste" nel 1850.

Naturalmente esistono numerose attestazioni precedenti di parole francoprovenzali in testi amministrativi e giuridici redatti in latino o in francese. Inoltre numerosi sono i testi francesi che, ad un'analisi più attenta possono fornire testimonianze più complete dell'uso scritto del francoprovenzale. Si pensi, ad esempio, ad alcune deposizioni nei processi di stregoneria del XV secolo, caratterizzate da tratti linguistici riconducibili senza alcun dubbio alle parlate francoprovenzali (oggi pubblicate da Ezio Gerbere). Tuttavia, non è possibile considerare testi letterari simili produzioni, dal momento che non sono caratterizzati né dall'intenzione dell'autore né si può ritrovare una particolare attenzione linguistica. Il solo canto antecedente alla lettera di Pléod è "La fenna consolaye" cui fa riferimento Cerlogne, affermando di averla raccolta dalle persone allora ottantenni, che, a loro volta, dicevano di averlo imparato dai nonni.

Volendo dare una data alla nascita ufficiale della letteratura francoprovenzale valdostana, è necessario guardare al giovane cuoco del seminario di Aosta Jean-Baptiste Cerlogne (1826-1910): incoraggiato dal canonico Edouard Bérard, il giovane compone la sua prima poesia "L'infan proteggo" ("Il figliol prodigo"), siamo nel 1855. Questa prima composizione apre un'intensa stagione poetica e in pochi anni vedranno la luce i capolavori dell'autore. Nel frattempo si dedica all'edizione di una grammatica e di un vocabolario (i primi, mai scritti), dati alle stampe rispettivamente nel 1882 e nel 1908.
L'abbé Cerlogne ha, come ben sottolinea Alexis Bétemps ("Panorama della Letteratura francoprovenzale prima del 1850"), "tracciato il solco per la letteratura francoprovenzale in valle d'Aosta. Dal suo esempio, timidamente dapprima poiché l'ombra del maestro era lunga, con più decisione poi, nascono gli epigoni che arricchiranno la letteratura valdostana".

Aspettando la tappa di domani, vorrei lasciare un testo dell'abbé Cerlogne, nella bella traduzione di Alexis Bétemps. Si tratta della prima strofa de "La Pastorala", scitta nel 1861 è un componimento poetico che si inserisce appieno nella tradizione francoprovenzale dei Noël.
Aléguer a eummeun.

"La Pastorale" Jean-Baptiste Cerlogne (1861)
Di notte una luce
Ai pastori è apparsa
Un angelo va dir loro
Il salvatore è nato
Una povera stalla è il suo palazzo
E sette fili messi di traverso
Fanno il duro materasso
A quel gran Re dell'universo
E nel rigore dell'inverno
Da due o tre lenzuoli è ricoperto.

 

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