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Anticamente erano chiamati “erz miljentscha” o miacci del minatore, perché erano utilizzati in miniera come alimento sostitutivo del pane. Erano composti da palline di polenta schiacciate tra il palmo delle mani e fatte cuocere su spesse lastre di pietra rettangolare, con i bordi rialzati e quattro supporti per reggerle sul fuoco. Nelle case si usava lo stesso metodo utilizzando due pietre: una sul treppiede rialzato dal fuoco in alternanza alla seconda, posta a scaldare direttamente sul focolare.

Con l’avvento dei ferri incernierati e dai lunghi manici, la cottura risultò più facile e la polenta fu sostituita dalla pastella che si accompagnò alla farcitura, costituendo un piatto unico, molto appetibile e ancora oggi ricercato.

Ingredienti:

1 kg. di farina bianca;
1 l. di latte;
1 scodellina d’acqua;
2 uova intere;
2 cucchiai di panna;
1 pizzico di sale.

Mescolare il tutto in un piccolo recipiente, senza fare grumi, e lasciare riposare per un’ora.
Scaldare bene il ferro per minacci da entrambe le parti.
Ungerle all’interno con lardo, ed in seguito con un mestolino versare un poco di pasta morbida.
Lasciar cuocere voltando il ferro.
Togliere il miaccio dal ferro e ungerlo bene con burro fuso e un po’ di sale.
Si può anche farcire con formaggio, salame, marmellata, ecc…
Si ripiega il miaccio, si riscalda e … buon appetito!!!

Miljentscha 

Ds neitiga

an kilu waitzus melu;
an moss milch;
an schissalti wasser;
zwai ajer;
zwein leffia nidla;
as pizzigoratji solz.

Mischlu alls in as gofji, oni machu grummala, und loh erstïlji fïr a’ stund.
Woul wermw d’ miljentschise in beidi eirter.
Si salbu drin mid scwinis, und darnoh mid as cheji lekke umbitz mïlde taig.
Loh brote umcherrend d’ise.
Usgei dan miljentsch vam ise und woul salbu ne mid garande anche und umbitz solz.
G’mammu auch druflekke chäis, wusrst, marmalade, …
B’tuammu dan miljentsch, erwermu ne und … guote hunger!!!

 

 

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