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La salita al Monte Bianco per la via del Goûter è la più pericolosa in assoluto delle Alpi e non solo, una vera e propria  “roulette russa”, secondo Luciano Ratto, ingegnere 83enne, alpinista, presidente onorario del Club 4000 e socio della sezione di Châtillon del Club Alpino Italiano, che presenta un’analisi a dir poco sorprendente.

Prendendo spunto dall’ultima temporanea chiusura estiva della via di accesso al rifugio del Goûter, per una tragedia sfiorata lo scorso 21 agosto, quando un’ennesima scarica di sassi ha sfiorato quindici alpinisti, Luciano Ratto analizza la criticità del “Grand Couloir del Goûter”, costantemente soggetto a caduta di pietre e grossi massi. «La pericolosità di questo canalone fu segnalata fin dai primi salitori  del  Bianco  lungo  questa  via,  nel  1861,  eppure,  da  oltre due secoli,  in  esso  si  verificano  incidenti  che  solo  da   25   anni  (dal  1990) sono stati rilevati. – scrive Luciano Ratto – Li si può evidenziare con le seguenti statistiche elaborate dalla Fondazione Petzl in  collaborazione  con  la “Gendarmerie de  Haute  Montagne” di Chamonix: tra  il  1990  e  il  2011, sono stati  registrati  291 alpinisti  soccorsi  in  254 incidenti  che hanno  causato  74   morti  e 180  feriti: 12 all’anno  in  media, di  cui  4  morti  e  8 feriti! Nonostante le forti variazioni tra gli anni, il numero delle vittime  è stabile  sul lungo termine con un leggero  aumento nell’ultimo decennio». E questo bollettino di guerra si riferisce solo agli ultimi venticinque anni. In nessun gruppo alpino si è mai verificata con tale impressionante regolarità una serie di incidenti e morti come in questo canalone.

Eppure, si interroga Luciano Ratto, cosa è stato fatto se non posare un cavo di sicurezza nel punto di attraversamento, che non protegge certo dalla caduta di massi di cospicue dimensioni? Anzi è stato ricostruito a nuovo il rifugio del Goûter, nonostante la pericolosità della via di accesso, senza fare nulla per metterla in sicurezza. Da notare inoltre che, secondo i dati rilevati nell’estate 2011 da ingegneri geotecnici che hanno tenuto sotto osservazione il Grand Couloir per quarantadue giorni e riportati da Luciano Ratto, «le cadute di massi possono verificarsi in qualsiasi momento del giorno o della stagione, ma si sono osservate forti variazioni legate alla  condizioni meteorologiche. I momenti più pericolosi sono nelle ore più soleggiate della giornata  e della stagione, con  temperature  positive e  aria  secca  (umidità <50%). Tali periodi generalmente corrispondono alle più alte presenze di alpinisti nel canalone».

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