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E' da aprile che viene avvistato l'orso Dino (così nominato per onorare lo scrittore Buzzati) scorazzare tra lo Zoldano, il Parco Nazionale delle Dolomiti bellunesi e Sovramonte, dove, tra l'altro, si sarebbe sfamato più volte di galline e conigli, provocando qualche malumore e un pò di paura tra alcuni abitanti.  L'ultima segnalazione è di qualche giorno fa, sul passo Cereda, al confine con il Trentino.

In questi giorni secondo orso si sta muovendo nelle vallate della provincia, infatti settimana scorsa un esemplare si è sfamato approfittando del miele di alcune arnie in val del Grisol, sopra Soffranco, nel comune di Longarone, ma sarebbe più piccolo di Dino da quanto si può capire dalle impronte raccolte dalla polizia venatoria provinciale. Per conoscere l'identità dei due orsi bisognerà attendere il responso delle analisi sui reperti raccolti, che arriverà a fine mese.   E' certo che con questi andirivieni, che non si registrava dal lungo soggiorno dell’orsetta Vida nel 2001 e che probabilmente è favorito dalle particolari condizioni invernali, si rafforza l’ipotesi di un ritorno dell’orso nelle Dolomiti bellunesi, anche se per parlare di popolazione stabile è necessario che gli orsi di fermano per 2-3 anni almeno, e che inizino a riprodursi. Per ora la presenza degli orsi sarebbero semplici sconfinamenti nella provincia bellunese, corridoio naturale tra Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige.

Il monitoraggio continuerà, anche se sarà molto difficile osservare i due animali da vicino: «L’orso è tra i più schivi – conferma Gianmaria Sommavilla, dirigente della polizia provinciale – quando è arrivata Vida, veniva seguita attraverso i segnali del radiocollare, ma quasi mai si riusciva a vederla».

Circa eventuali danni ad allevamenti privati, il Parco delle Dolomiti bellunesi e la Provincia hanno dichiarato la loro piena disponibilità a rifondere i danni subiti dalla gente; d'altronde la presenza dell'orso non può che avvalorare ulteriormente l'ambiente e l'interesse per le montagne bellunesi

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