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Ueli Steck, alpinista svizzero di 41 anni, è morto il 30 aprile 2017 in Nepal. L’atleta svizzero, soprannominato “Swiss Machine” per l’incredibile serie di record conquistati in carriera, stava tentando la salita concatenata di Everest e Lhotse.

“La famiglia di Ueli Steck – si legge nel sito web ufficiale dell’alpinista – ha appreso oggi della sua morte. Le circostanze esatte sono attualmente sconosciute. La famiglia è infinitamente triste e chiede espressamente ai media di astenersi dal pubblicare speculazioni inerenti le circostanze della sua morte, al fine di rispettare Ueli. Non appena ci saranno informazioni affidabili sulle cause della morte di Uelis Steck, i media saranno informati. La famiglia chiede ai media di comprendere che al momento non  veranno fornite ulteriori informazioni”.

Pare che il grande alpinista sia morto salendo la parete ovest del Nuptse, nel massiccio dell’Everest.

Nato a Langnau im Emmental il 4 ottobre 1976, Steck è divenuto famoso in tutto il mondo per le sue salite solitarie e i suoi record di velocità, conquistati lungo impegnative pareti delle Alpi, tra le quali la nord dell’Eiger, del Cervino e delle Grandes Jorasses.

Nel 2007, Ueli saliva in meno di quattro ore (3 ore, 54 minuti) la parete nord dell’Eiger, abbassando di 30′ il record di Christoph Hainz del 2003. E l’anno successivo, riusciva ad abbassare il suo stesso record addirittura di un’ora, fermando il cronometro a 2 ore, 47 minuti e 33 secondi. Nel 2015 un nuovo record a 2 ore e 22 minuti.
Ueli aveva salito la Nord dell’Eiger per il prima volta nel 1995, a 18 anni, lungo la via Heckmaier.

Ha vinto per ben due volte il Piolet d’Or, il massimo riconoscimento alpinistico: nel 2009 per la nuova via sul Tengkangpoche con Simon Anthamatten e la seconda nel 2014 per l’apertura in solitaria in 28 ore di una nuova via sulla parete sud dell’Annapurna.

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