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 i pascoli delle Prealpi canavesane (Torinese) completamente ingialliti per la siccità, visti il 20 luglio  - foto D.Cat BerroOramai la grande estate è alle spalle. Rispettando con puntualità il calendario meteorologico, che convenzionalmente individua nel 31 agosto il termine della stagione, i venti da nord hanno interrotto la calura, consegnando al mese di settembre temperature più consone al periodo. Quella del 2003 è stata davvero un’estate straordinaria sull’Europa centro-meridionale e le Alpi, sia per la lunga durata del caldo anomalo – da inizio maggio a fine agosto – sia per i valori medi stagionali, sia per i singoli picchi giornalieri di temperatura massima. Per queste zone si può affermare che sia stata la più calda da almeno 250 anni: quanto a temperatura media del trimestre giugno-agosto sono stati superati di 2-3 °C i massimi noti in precedenza, un episodio climatico di portata eccezionale su vasta scala. Anche a livello giornaliero sono stati raggiunti valori mai rilevati: a Torino-città per la prima volta dal 1753 è stata superata la soglia dei 40 °C, con una punta di ben 41.6 °C il giorno 11 agosto; ad Aosta-aeroporto i picchi termici più elevati si sono avuti il 25 giugno con 38.6 °C e l’11 agosto con 38.5 °C, valori entrambi superiori al massimo noto di 38.0 °C, registrato nel luglio 1957. Per svariate settimane l’isoterma 0 °C si è mantenuta oltre i 4000 metri, con punte di frequente superiori ai 4500 metri: a patirne le conseguenze in altitudine sono stati soprattutto i ghiacciai, che già a inizio-metà luglio si presentavano completamente privi di neve residua sotto i 3200-3500 metri. Ben lo sanno gli alpinisti, che hanno dovuto rinunciare ad alcune note vie d’alta quota, rese impraticabili dalla forte crepacciatura, dal ghiaccio compatto e da terminali invalicabili. Allora? Tutti sulle vie di roccia! No, nel mese di agosto numerosi crolli hanno reso pericolose anche quelle, probabilmente a causa dell’alterazione del permafrost (terreno gelato in permanenza in profondità) indotta da quattro mesi di temperature straordinariamente elevate. Ad aggravare la situazione è intervenuto un notevole deficit pluviometrico, in atto da inizio anno e protrattosi anche nel cuore dell’estate: da gennaio ad agosto alcune zone del Nord-Ovest italiano hanno ricevuto soltanto la metà della pioggia mediamente attesa. Da due secoli a questa parte, e probabilmente anche di più, mai le foreste delle Alpi avevano dovuto affrontare una tale combinazione di caldo, scarsità d’acqua, forte soleggiamento e di conseguenza intensa evaporazione; a tal punto che fin da giugno il paesaggio alpino riarso ha precocemente assunto allarmanti tinte autunnali. In sintesi, sebbene non si possano effettuare considerazioni sull’evoluzione del clima in base un singolo episodio – sia pure di portata eccezionale – lo straordinario caldo anomalo che ha interessato l’Europa negli ultimi mesi si adatta molto bene alle ipotesi formulate dalla comunità scientifica internazionale circa il riscaldamento globale dovuto all’incremento dell’effetto serra. Ulteriori approfondimenti in merito a queste anomalie climatiche e ai loro effetti sui ghiacciai alpini sono disponibili sul sito internet della Società Meteorologica Italiana, www.nimbus.it.







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