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Steve House sabato 13 agosto alle 21 al Jardin de l'Ange di Courmayeur per il ciclo “Storie di montagna” serate alpinistiche presentate da Vinicio Stefanello, organizzate  dal Comune di Courmayeur e Grivel.

Steve House, l'alpinista che in questi ultimi anni ha più di ogni altro ispirato e motivato lo “stile alpino” in Himalaya, è nato nel 1970 in Oregon. Laureato in scienze dell'ecologia, arriva alla notorietà con l’ascensione in solitaria del K7, nel 2004 e nel 2007 è consacrato con il Piolet d’or per la prima salita del pilastro centrale dell'immensa parete Rupal del Nanga Parbat.

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La sua “formazione alpinistica” comincia sulle Alpi durante un soggiorno di studio in Slovenia e con un gruppo di scalatori sloveni ha anche il primo approccio himalayano, proprio sul Nanga Parbat. Continua sulle montagne dell'Alaska e sulle Canadian Rockies e in Alaska sul McKinley, a 25 anni, apre una delle sue vie più notevoli, ripetendosi con altri due nuovi itinerari nel 1996 e nel 1997. Non è possibile elencare tutte le salite di rilievo prima della sua esplosione internazionale, ma non si possono tralasciare la difficile nuova via sul Monte Bradley, aperta in tre giorni nel 1998, con Mark Twight e Jonny Blitz e la salità in 60 ore della Diretta slovacca al McKinley nel 2000, con Mark Twight e Scott Backes. Riguardo alla velocità, sono da citare la “corsa” con Rolando Garibotti, lungo la “Cresta infinita” del Mount Foraker: 25 ore al posto dei 7 giorni normalmente impiegati, e l’ascensione del Cho Oyu in 27 ore, dal campo base alla cima e ritorno.

Il percorso di formazione e crescita lo ha portato nel 2004 all’exploit sulla parete Sud Ovest del K7, in puro stile alpino. Su questa montagna pachistana nella Charakusa Valley, Steve House fece tre tentativi prima di coronare il suo sogno: «Ma ogni volta sono arrivato più vicino alla cima – ha dichiarato –  perché ogni volta ho imparato qualcosa di più». L’impresa gli fruttò solo, e non senza polemiche, il Piolet d'Or del pubblico per la migliore realizzazione dell'anno. Nel 2006 era di nuovo in Himalaya, con meta la parete Rupal del Nanga Parbat, da affrontare con Vicent Anderson, l'amico di sempre. La loro ascensione, in sette giorni, è la terza su quella parete e la prima in stile alpino e il suo valore è stato  riconosciuto con il Piolet d’or 2007.  

Per Steve House il Nanga Parbat non è però un punto d’arrivo, ma parte del viaggio alla ricerca di se attraverso la montagna e l’alpinismo come ha raccontato nel libro autobiografico “Oltre la montagna”, pubblicato lo scorso anno in italiano da Priuli & Verlucca, e come racconterà nella serata di Courmayeur.

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