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Fondamentalmente nord. Arriva il terzo giorno di Cornizzolo Cup. Come pronosticato, il fronte molto violento aveva flagellato la zona del Cornizzolo durante la notte. Non so come avessero trascorso i momenti più violenti del fortunale i piloti che dormivano in tenda vicino all’atterraggio, certo non bene, visto che la mattina, non c’era uno striscione o una bandiera che si fosse salvato dalla forza del vento.



Alle nove il cielo era limpido, ma la stazione automatica ci dava vento da nord fino a 30 km/h ma in calo. Cosa fare? Col trascorrere delle ore il vento andava calando pur mantenendo una certa forza residua. Si stabiliva allora di andare in decollo e là decidere. Così, le navette cominciarono a fare la spola ma molti piloti nicchiavano (tanto c’è nord…). Ma il vento rallentava, ed alla fine anche per i più dubbiosi s’insinuava la consapevolezza che si sarebbe potuto volare.



In decollo si stava benissimo, la luce era intesa ed una brezza (di rotore) ogni tanto rinfrescava le schiene abbronzate e scottate di tutti. Qualche dubbio c’era, il vento non calava mai al di sotto dei 15 km/h sebbene, via via, le raffiche di rotore s’indebolissero fino a sparire. La commissione piloti stendeva un bellissimo tema di gara che prevedeva molti km in pianura, ma il nord non calava… Infine si prendeva la decisione: non si vola, ed i piloti applaudivano.



Non restava che scendere con le navette oppure, chi lo voleva, con la propria vela ma a proprio rischio. In effetti, non è che la meteo non fosse volabile, come spesso accade nella nostra zona, la montagna era in una situazione di convergenza. In queste condizioni il volo non è tranquillo ma le quote sono ‘stratosferiche’. Allora? Qual’è il problema? Vi chiederete? Il fatto è che andare in volo da soli in quelle condizioni significa prendere qualche scappellotto e qualche chiusura e se le condizioni sono troppo difficili puoi sempre scappare in atterraggio.



Ma avere 130 vele in aria in una situazione di convergenza come quella di oggi, significava realmente andare oltre i parametri di sicurezza per il decollo e rischiare delle collisioni. Così, mentre la maggior parte dei piloti, coerentemente con il loro applauso scendevano con le navette, una parte di loro decollava, Ed alla fine, noi rimasti in basso potevamo farci un’idea. Il quadro generale era di vele trattenute al massimo per evitare che ‘scappassero’.



C’era chi sprofondava come se volasse con un otto cassoni ma anche chi saliva (ballando mica male) a quote stratosferiche. Alcuni li vedevi prendere delle belle imbarcate dentro termiche mosse e potenti, altri scendevano come sassi. Per piloti come almeno il 90% di quelli in competizione era volabile, ma il rischio c’era e la decisione era motivata.



Un peccato dal punto di vista fotografico, perché la luce era stupenda. Ritornato in atterraggio mi sono poi preso la briga di andare a chiedere ad alcuni piloti cosa pensassero della decisione: Oliver Rossel era contento di non volare. Era stato in giro un’ora: “Il panorama è stupendo, ma l’aria è sbagliata, ho preso discendenze fino a –8”. Secondo Alex Hofer, la gara sarebbe stata disputabile ma esclusivamente in pianura. Secondo altri, era una situazione ‘tosta’.



Così eccomi qui a scrivere un’altra volta del nulla, a parte un paio di episodi curiosi: in atterraggio, un pilota ha pensato di scendere sull’area di ripiegamento invece che su quella d’atterraggio (come farebbero tutti i cristiani). Morale: proprio mentre lui attraversava (in volo) la stradina sterrata, stava transitando un furgone che ha inchiodato a due metri da lui (che gli passava davanti al parabrezza volando).



Il conducente è sceso ed amichevolmente (proprio così) gli ha detto di stare attento e di non farlo più. Lo so, poteva meritarsi altro. Invece no. Quello, civilissimo, lo ha semplicemente invitato a porre più attenzione alle regole del traffico. Poco dopo un altro pilota decideva anche lui di scendere sul ripiegamento senza avvedersi della rete distesa per impedire che il pubblico invadesse l’atterraggio. Con una stupendo flare, senza nemmeno uscire dalla sua selletta X-Rated, ha raccordato sfiorando il suolo per molti metri, per poi infilarsi come un merluzzo nella rete tra i lazzi dei colleghi presenti. Roba da “Paperissima”, peccato non avere avuto la telecamera.



Più tardi suggerivo ad Enrico di spiegare ai piloti le cose che non devono fare. “Ce ne sono di cose che non dovrebbero fare”, mi aveva risposto con un cenno del capo, che indicava la fitta rete che separa il centro operativo dal retro del capannone. In quel momento, da dietro la rete spuntava un pilota con indosso una salvietta, mentre in trasparenza ne vedevo un altro che nudo stava facendo la doccia con la canna dell’acqua.

E’ il bello della coppa del mondo



www.cornizzolocup2005.org







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