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Sono le realizzazioni sulle grandi catene montuose di Nepal, Pakistan e India ad avere la preferenza dei giurati dei Piolets d’Or 2013, il più prestigioso premio di alpinismo a livello internazionale che si svolgerà dal 3 al 6 aprile tra Courmayeur e Chamonix (Francia), ai piedi del Monte Bianco. Caratterizzate da impegnative traversate in alta quota e da discese lungo pareti inviolate, sono sei le migliori imprese del 2012: la sfida sarà tra Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Russia e Giappone.

La lista dei sei nominati comincia con la nuova via di duemila metri di sviluppo aperta sulla parete sud-ovest del  Kamet (7.756 m), India, da Sébastien Bohin, Didier Jourdain, Sébastien Moatti e  Sébastien Ratel del Péloton Haute Montagne della Gendarmerie francese in soli cinque giorni in stile alpino. Dopo due bivacchi a 7.500 m il team militare ha conquistato la vetta, scendendo il giorno successivo per l’inviolata parete sud.

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Ancora in India è la seconda ascensione in lizza, quella sullo Shiva (6.142 m), montagna a est del Kishtwar, effettuata salendo dalla cresta nord-est, chiamata “Prua di Shiva” per la forma caratteristica, e scendendo dalla cresta sud. I britannici Mick Fowler e Paul Ramsden, già premiati nel 2003 con il Piolet d’Or,  hanno completato la traversata in nove giorni tra andata e ritorno dal campo base.

La lista continua con la scalata dei duemila metri dello sperone nord-est della Muztagh Tower (7.284 m), nel Karakorum pakistano, effettuata dai russi Dmitry Golovchenko, Alexander Lange e Sergey Nilov. I tre sono saliti in stile alpino, portandosi dietro molte scorte di cibo e rifornimenti, una strategia che ha loro permesso di resistere al prolungato maltempo. Hanno raggiunto la vetta dopo diciassette giorni e sono poi stati costretti a pianificare la discesa dal versante nord.

Gli americani Kyle Dempster, Hayden Kennedy, e Josh Wharton sono riusciti a vincere il versante sud dell’Ogre o Baintha Brakk (7.285 m), in Pakistan, una delle più celebrate montagne al mondo,  essendo stata scalata fino all’anno scorso solo due volte. Dopo la salita lungo la cresta sud-est, passando dai versanti sud-est e sud, la discesa è stata resa difficile dalle cattive condizioni fisiche di Wharton.

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Su uno dei quattordici ottomila, il Nanga Parbat, nell’Himalaya del Pakistan i britannici Sandy Allan e Rick Allen hanno effettuato la prima ascensione della cresta Mazeno, lunga una dozzina di km e con otto cime di oltre 7.000 m, risolvendo uno degli ultimi “problemi” himalayani. Un’ascensione agognata, essendo stata l’obiettivo di almeno sette spedizioni in passato, è stata la prima dei 2.200 m del pilone sud del Kyshar (6.770 m) in Nepal, ultima delle nominate. I nipponici Tatsuya Aoki, Yasuhiro Hanatani e Hiroyoshi Manome hanno impiegato sei giorni per salire questa elegante linea realizzando il secondo itinerario conosciuto sulla montagna.

«Tutte queste coraggiose e audaci ascese sono state compiute in stile alpino: un buon mix di esplorazione di nuove vie e di agognate linee tentate anche più volte e mai realizzate prima», sottolinea la giuria, presieduta dal britannico Stephen Venables, che il 6 aprile dovrà scegliere le migliori tra le sei che già rappresentano il top dell’alpinismo mondiale.

foto: repertorio Piolets d'Or

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