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Un sentiero che racconta la storia, 300 metri di dislivello, 4 chilometri di lunghezza. Un piccolo mondo antico che non smette di respirare… Seguendo la morfologia della montagna, un percorso che da Cimego permette ai visitatori di percorrere l’itinerario museale attraversando una delle zone faunisticamente più intatte, dove è possibile imbattersi in caprioli e cervi, o udire il verso di pettirossi e cucù; panorami che spaziano dal Lago d’Idro all’alta Val Rendena.



La partenza del sentiero si trova direttamente nel parcheggio situato a lato della Statale del Caffaro, all’altezza dell’abitato di Cimego; è facilmente percorribile da famiglie, amanti della natura e gruppi scolastici. Ciò che rappresenta motivo di grande interesse – e a cui una nota trasmissione televisiva ha di recente dedicato un dettagliato servizio – è la presenza lungo il cammino di concrete testimonianze del lavoro di un tempo: la fucina, vero simbolo di Cimego, il mulino ad acqua, le fornaci per la calcina (calchère); e poi la stalla, i locali per la lavorazione del latte, la casa del boscaiolo, il poiàt per la realizzazione del carbone.



E testimonianze meno felici, quelle della guerra: le trincee della Grande Guerra, quando il Fronte era quassù per gli Italiani e a Lardaro (qualche chilometro più a nord) per l’esercito austro-ungarico.



Non mancano poi vere e proprie testimonianze scientifiche, rappresentate dalla vegetazione autoctona e con l’orto della “strega Brigida”, un vero gioiello botanico nel quale sono state raggruppate le diverse erbe officinali utilizzate dalla “strega”, realmente vissuta a Cimego introno al 1470 e famosa in tutta la zona per le sue cure a base di erbe.



Poi ancora –in fase di ristrutturazione, anche se non verrà mai più utilizzato – il roccolo, che in tempi andati permetteva all’uomo di catturare gli uccelli migratori che passavano per la Valle.



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