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Due anni fa in Trentino ha avuto inizio un nuovo progetto di ricerca denominato “Percorsi di sviluppo sostenibile nei Comuni marginali trentini”. Elaborato da Michela Zucca, questo progetto viene finanziato dal Centro di Ecologia Alpina (www.cealp.it), importante Ente di ricerca con sede sul Monte Bondone nei dintorni di Trento, per il quale già in passato l’antropologa milanese-trentina ha svolto diverse collaborazioni nelle tematiche della valorizzazione territoriale e delle politiche di genere. Obiettivo del progetto “Percorsi di sviluppo sostenibile nei Comuni marginali trentini” è quello di approfondire l’analisi delle piccole comunità della montagna trentina al fine di comprendere le motivazioni che hanno spinto in alcune all’abbandono della popolazione ed al verificarsi, in altre, dell’attivazione di percorsi di sviluppo.



Le motivazioni di base risiedono in fattori che non sono solamente di tipo economico, ma principalmente in aspetti di natura culturale e sociale. Forte di questa teoria, sperimentata anche in anni di studi compiuti in varie località dell’arco alpino, il gruppo di ricerca creato da Michela Zucca e composto anche da altre 3 persone, ha deciso di intraprendere un approfondito studio antropologico di due comuni della montagna trentina.



Fino ad ora, sono stati investigati, attraverso un approfondito lavoro di campo, i comuni di Sagròn-Mis, Cimego, Ronzone, Terragnolo, Luserna. Si tratta di comuni che contano poche centinaia di abitanti, la cui condizione rispecchia la crisi di spopolamento ed abbandono che gran parte dei Comuni alpini e rurali stanno attraversando. Le proiezioni per il 2025 danno l’87% della popolazione europea concentrata in insediamenti metropolitani. La percentuale di spopolamento va dal 30% circa dei Comuni trentini a più dell’80% dei Comuni carnici. Negli Appennini, non si dispone di dati puntuali; ma i numeri possono essere anche più preoccupanti. Ci troviamo in una situazione di emergenza non dichiarata, che necessita di soluzioni complesse e diversificate, ancorate alla cultura del territorio ma aperte alle innovazioni più ardite. Per questo motivo, il lavoro dell’antropologo diventa essenziale per elaborare possibilità di sviluppo sostenibile locale.



Durante i quattro mesi di permanenza in loco, in cui hanno svolto il lavoro di campo, gli operatori coinvolti hanno avuto il compito di comprendere l’evoluzione della comunità non solo sotto l’aspetto storico, ma anche e principalmente nella sua componente umana analizzando le motivazioni sociali e culturali che hanno portato all’affermarsi dell’attuale situazione. Sulla base dei dati raccolti si cerca, sia in questa fase sia successivamente, di innescare nuove iniziative di sviluppo durevole che sappiano coniugare le tradizionali attività rurali con ambiti innovativi nel settore del turismo, della cultura, dell’artigianato e, soprattutto, delle nuove tecnologie e del lavoro in rete, attraverso la partecipazione a progetti di ampio respiro, che rompano l’isolamento e creino occasioni di lavoro qualificato in loco, in modo da fermare sul territorio i giovani e le donne ad alta qualificazione. Tali iniziative di sviluppo, che cercheranno di essere profondamente radicate nella realtà locale e che troveranno nella partecipazione dei membri della comunità la spinta essenziale, non sono nuove per il territorio trentino e sono già state sperimentate in alcune località (Pejo, Val di Cembra, Primiero) in occasione del progetto Europeo RECITE II “Learning Sustainability” recentemente conclusosi.



Prima della vera e propria attività in campo, i componenti del gruppo hanno preso parte, sotto la direzione di Michela Zucca, ad un corso di antropologia dello sviluppo il cui scopo era di fornire le basi teoriche e le metodologie da applicare in loco. Questo corso, di cui in allegato si trova il programma, può essere facilmente trasferito ed impartito anche in altre realtà dell’arco alpino. Questa la ragione per cui abbiamo deciso di renderlo pubblico e di riproporlo anche ad esterni che fossero interessati. Il corso dà diritto a crediti universitari.





Michela Zucca, antropologa, ha svolto il suo lavoro di campo in Sud America, fra gli sciamani amazzonici, in Perù e Colombia. E’ specializzata in cultura popolare, storia delle donne, immaginario. Da più di dieci anni si occupa di sviluppo sostenibile in comunità rurali marginali, soprattutto alpine. Ha diretto il progetto europeo Recite II “Learning Sustainability” e il master in sviluppo locale di Formambiente – Ministero dell’Ambiente “Progetto integrato formazione ambiente – Area sviluppo sostenibile ASL02”. Attualmente si sta occupando del progetto europeo Interreg III C “Rete dei villaggi sostenibili”, che prevede lo sviluppo sostenibile di aree rurali marginali a partire dalla cultura identitaria e dell’immaginario.



Info:

Michela Zucca

+39-335-6155055

michela.zucca@tin.it







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