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“La battaglia del Cervino – La vera storia della conquista” (Editori Laterza, 18,00 euro) di Pietro Crivellaro riporta luce e attenzione sulla prima ascensione del Cervino, di cui si è celebrato lo scorso anno il cento cinquantenario. Il titolo non può non richiamare l’attenzione degli appassionati di storia dell’alpinismo e non solo.

Pietro Crivellaro è giornalista e storico dell’alpinismo, responsabile del Centro studi del Teatro Stabile di Torino e da ventisei anni collaboratore del supplemento culturale domenicale de “Il sole 24 ore”. Negli anni passati ha curato l’edizione di classici dell’alpinismo e di montagna per Vivalda e Einaudi. Pietro Crivellaro è anche alpinista e sci alpinista di buon livello, per molti anni istruttore della scuola di alpinismo Giusto Gervasutti del Cai di Torino, con in curriculum numerose ascensioni sulle Alpi, dal Monte Bianco alle Dolomiti e la partecipazione alla spedizione al Changabang, nell’Himalaya indiano nel 1981, che gli hanno valso l’ammissione al Club alpino accademico. Quando scrive del Cervino, conosce materialmente le vie di salita, sia quella italiana dalla Testa del Leone, sia quella svizzera dalla cresta dell’Hornli. Negli ultimi anni si è appassionato a ricostruire la vicenda dell’ascensione al Cervino, non solo sotto l’aspetto strettamente alpinistico, ma anche sotto quello politico dell’Italia appena nata. Lo ha fatto attraverso gli scritti degli alpinisti inglesi, da Edward Whymper a John Tyndall, protagonisti della corsa al Cervino con la guida di Valtournenche Jean Antoine Carrel, dei giornali dell’epoca, del libro di Guido Rey “Il Monte Cervino”, degli scritti del canonico Georges Carrel e di Giuseppe Torelli, andando alla ricerca del carteggio di una cinquantina di lettere tra Felice Giordano e Quintino Sella, rinvenute nell’archivio dello statista biellese, conservato alla Fondazione Sella di Biella. Del tutto inedite sono le annotazioni tratte dal giornale intimo del 1864 della moglie di Quintino Sella, Clotilde Rey, che rivelano il lato più personale e familiare dello statista.

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Pietro Crivellaro, servendosi di questo materiale, aveva già pubblicato una serie di articoli per il Sole 24 ore e curato, con Ludovico Sella, la mostra dal titolo “Quintino Sella e la battaglia del Cervino”, esibita lo scorso anno al Filmfestival di Trento. Il libro ripropone gli eventi della conquista del Cervino nella forma del romanzo storico: la scrittura è avvincente e il libro si fa leggere tutto d’un fiato. Il duello tra Whymper e Carrel era in realtà una vera e propria “battaglia” con la regia di Quintino Sella, manovratore per altro poco occulto, per contrastare l’invadenza degli inglesi sulle “nostre Alpi” e contribuire a “fare gli italiani”, primo esempio di uso politico dell’alpinismo e in generale dello sport. Particolari inediti e colpi di scena, ai piedi del Cervino si susseguono sullo sfondo delle vicende post-risorgimentali che vedono non solo la questione del saldo di bilancio e inique tasse, ma anche la Convenzione con Napoleone III per risolvere la questione di Roma capitale, il trasferimento della capitale a Firenze, i moti di Torino del 1864 conclusisi con più di cinquanta morti. E infine arriva la tragedia che segue l’ascensione ad opera di Edward Whymper e oscura l’impresa patriottica degli italiani guidati da Jean Antoine Carrel e animati dall’abbé Amé Gorret.

Il volume si completa con la narrazione di alcune vicende successive al 1865: la costruzione del ricovero alla “Cravate”, l’impresa patriottica di Jean Joseph Maquignaz che trova la soluzione per la diretta italiana, l’agognata ascensione del Cervino da parte di Quintino Sella nell’agosto 1877, con capo guida Jean Antoine Carrel e in ultimo la fine dell’esistenza terrena dei protagonisti della battaglia.

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