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Da poco presentato in anteprima a Palazzo regionale il film “La Tempêta” del giovane regista aostano Marcello Vai. La pellicola tratta di alcuni episodi della Resistenza in Valle d’Aosta e verrà distribuito nelle scuole e nel circuito dei festival nazionali e internazionali di cinema. Il pubblico valdostano potrà visionarlo nel corso di una diffusione che interesserà l’intero territorio regionale con modalità ancora da definire.



Il titolo del lungometraggio si rifà a quello del volume di racconti e testimonianze della Resistenza di Carlo Passerin d’Entrèves “La tempêta dessu noutre montagne”. Il regista ha messo insieme le testimonianze dirette di protagonisti della guerra di Liberazione: Vincent Trèves, Anna Dati e Ernesto Breuvé, immagini d’epoca provenienti dalla pellicola girata nel 1946 da Octave Bérard sulla lotta partigiana nella Vallée e pezzi di fiction, rigorosamente girati su pellicola in bianco e nero.



Il film racconta alcuni fatti avvenuti dall’8 settembre alla Liberazione, puntando l’attenzione su alcuni protagonisti: la formazione della banda di Emile Lexert (il comandante ‘Milo”), i contrasti di Lexert con altri esponenti della Resistenza, la tragica fine di Milò e la battaglia della Morgnetta, le azioni della staffetta Anna Dati (tra gli episodi meglio riusciti), l’ultima notte dei partigiani fucilati al bivio tra Nus e Fénis.



Nel cast sono numerosi gli attori valdostani. Tra questi, Barbara Caviglia, Massimo Sottile, Andrea Damarco, Hervé Stevenin, Roberto Martinod, Tiziana Gagliardi e Patrick Passuello.



Il film fa parte di una serie di iniziative promosse dall’Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale. Il vicepresidente del Consiglio, lo storico Roberto Nicco, presentando la pellicola, ha dichiarato:«Il motivo che ci ha mosso è la necessità di ricordare questi momenti drammatici e decisivi per il nostro attuale stato di democrazia e autonomia».



Il giovane regista è riuscito a districarsi abbastanza bene nel difficile compito di raccontare gli episodi, integrando sapientemente i vari piani di narrazione, peccando forse nella prima parte di “eccesso didattico” per essersi dilungato nell’inquadramento storico della Resistenza (si parte dal 1917). Molto meglio quando si entra nel vivo delle storie, e quindi della Storia, quando la ricostruzione filmica avvince e più facilmente trasmette conoscenze.

di Oriana Pecchio







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