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È partita nel corso della scorsa settimana un’importante operazione di rilevamenti sul ghiacciaio del Monte Rosa. Diversi ricercatori saranno in questi giorni impegnati con perforazioni sino ai 100 metri di profondità per rendere conto della storia atmosferica degli ultimi 50 anni.

Il ghiacciaio è infatti un importante indicatore rispetto alle condizioni dell’inquinamento atmosferico e dei cambiamenti climatici: una sorta di Dna dell’atmosfera, conservato in rigoroso ordine cronologico da quello che potremmo definire “archivio di neve”.

Le carote di ghiaccio prelevate saranno esaminate nell’ambito del progetto “CryoAlp” finanziato dall’Istituto Nazionale di Ricerca Scientifica e Tecnologica sulla Montagna. L’ultima perforazione al Colle del Lys, risale al 1996. In quell’occasione, ad esempio, fu possibile rendersi conto della diminuzione degli inquinanti da solfati dagli anni Settanta ai Novanta, grazie soprattutto all’evoluzione dei carburanti per i mezzi di trasporto.

Il ghiacciaio del Colle del Lys, con i due ghiacciai alpini del Colle Gnifetti, sempre al Monte Rosa, e del Col du Dộme, sul versante francese del Monte Bianco, risponde alle caratteristiche necessarie per effettuare una ricerca di questo tipo. È un ghiacciaio “freddo” (la temperatura media annua non sale mai sopra i -5˚C) e di una morfologia tale per cui il movimento continuo dei ghiacci non ne disturba la continua stratificazione.









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