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Viganella è un paesino della Valle Antrona, laterale della Val d’Ossola che si imbocca a Villadossola. Il progressivo e inarrestabile spopolamento del villaggio è stato leggermente attenuato dal contributo di due piccole comunità germanofone di religione buddista che hanno ridato vita a due frazioni del paese, Cheggio e Bordo, lentamente rinate grazie al loro intervento di ristrutturazione e alle loro  piccole attività economiche di sussistenza.

Viganella non vede il sole da San Martino (11 novembre) alla Candelora (2 febbraio). Un sindaco ferroviere, di intelligenza vivace per pensare in modo innovativo, di buon carisma per convincere i suoi concittadini, ma anche sufficientemente naif per lanciarsi in operazioni un po’ avventuristiche, decide di montare uno specchio sulla montagna per riflettere i raggi del sole e illuminare la piazza. L’idea è un po’ strampalata. Il Sindaco sostiene di avere cercato senza successo nella mitologia, nella storia e nella letteratura traccia di un’operazione analoga. Solo un vecchio numero di Topolino raccontava una simile bizzarria. Tanto basta a Pier Franco Midali per considerarsi in buona compagnia e dare corpo al progetto.

Un giovane, simpaticissimo e bravo regista e produttore canadese, David Christensen, venuto a conoscenza chi sa come (Topolino?) della vicenda, si piazza a Viganella con la sua troupe e segue tutto il progetto producendo 240 ore di girato, pur senza sapere una parola né del dialetto di Viganella, né dell’italiano del sindaco né del tedesco dei buddisti.

Alla fine lo specchio è diventato il pretesto per conoscere il Pierfranco Midali, la gente di Viganella, i buddisti di Cheggio e Bordo. Una riflessione affettuosa sulla vita della montagna, partecipata e ricca di ironia e di autoironia. La proposta di un esempio di integrazione tra culture tanto diverse. Che il futuro della montagna stia proprio qui? Non negli specchi riflettenti, ma nel recupero del patrimonio edilizio ad opera di etnie, culture, religioni così diverse da quelle che hanno segnato la storia delle nostre Alpi?

Pur senza averne la struttura né lo spessore analitico (il che rende azzardati i paragoni), ‘Lo specchio’ di David Christensen è il contraltare positivo de ‘Il vento fa il suo giro’, storia drammatica di rifiuto dell’integrazione e di chiusura alla contaminazione culturale. Due proposte molto diverse per aiutarci a costruire il futuro delle nostre montagne. ‘Lo specchio’ è un bel lavoro originale e positivo di cui essere grati, oltre che al regista canadese e a chi lo ha finanziato, anche al sindaco di Viganella e alla sua gente. E un po’ anche a Locarno, che nella proposizione di questi lavori marginali ma ricchi di significato trova la sua vera ragione d’essere (oltre naturalmente alla mitica Piazza Grande).

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