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Il “Campiello secondo noi”, ovvero una sorta di anticipazione del prestigioso premio letterario Campiello. I membri della giuria sono i lettori della libreria Discovery e della biblioteca di Predazzo, organizzatrice dell’evento. Quest’anno si trattava della nona edizione. Il premio è finito nelle mani di Antonia Arslan con il libro “La masseria delle allodole” di Rizzoli. Di seguito (pubblichiamo come riceviamo) c’è un intervento del noto scrittore Alberto Bevilacqua a proposito de “Il Campiello secondo noi”. Intervento poco gradito all’organizzazione del premio letterario fiemmese, che nella persona di Francesco Morandini, si avvale del diritto di replica. L’intervento di Bevilaqua è datato 9 settembre, data in cui è comparso su “ll Gazzettino”. La ‘risposta’ di Morandini è di due giorni successiva.



Alberto Bevilacqua

Ecco cosa pensa de “Il Campiello secondo noi”

(“Il Gazzettino”, giovedì 9 settembre 2004)



di Alberto Bevilacqua – Questo mio scritto rientra nella serie di interventi che il Gazzettino, secondo la prassi, chiede ai cinque vincitori del Campiello scelti dalla giuria tecnica, ora sottoposti al giudizio dei trecento lettori della giuria popolare per il Supercampiello. Dovrei dire qualcosa sul mio libro la “Pasqua Rossa”. A chi non l’ha letto, dico che non si limita affatto alla ricostruzione di una famosa rivolta carceraria, ma è la narrazione di una vicenda i cui retroscena sono di grande rilevanza nella recente, ambigua storia italiana, tralasciando gli echi che ebbe nel mondo. L’ho raccontata come un’avventura, un’avvincente parabola, drammatica e, al tempo stesso, paradossalmente ironica. Come specchio in cui si riflettono le anticipazioni di molti fatti e misfatti che stiamo vivendo, oggi, sulla nostra pelle. Con quale stato d’animo ho partecipato a questo Campiello? Più di una volta, il premio mi aveva cortesemente invitato. Ma quest’anno, per me, era psicologicamente diverso. Era uno di quegli anniversari che agiscono come sirene nel corso di una vita. Dopo tanti anni, riassaporare la piacevole atmosfera che avevo conosciuto quando avevo vinto il Supercampiello in un bel giorno della mia gioventù. Al di là degli esiti, purché in un’atmosfera non avvelenata. Tutto qui. E lo dico con piena sincerità. Quali sensazioni mi provoca il tratto di gara finale? Penso che gli altri tre concorrenti (capirete fra poco perché parlo di tre) si siano espressi, in questa serie, prima dello scorso 22 agosto, quindi senza l’imbarazzo di conoscere ciò che è avvenuto in quella data: un pasticcio assai sgradevole. Questo giornale è intervenuto a sottolineare certe scorrettezze, e gliene sono grato. Altrimenti avrei scelto il silenzio. Parlandone da giornalista padano, la similitudine più esatta la trovo in una vignetta in cui Giovannino Guareschi metteva Peppone in cagnesco contro Don Camillo, e nella didascalia si sosteneva: “L’Italia è una Repubblica fondata sulla parodia. Senonché, da gioco leggero e divertente, quindi accettabile, la parodia può diventare pesante e volgare, soprattutto un tramite gabbato, nella sua finta tonteria, da bassi interessi da mercante, da lobbyist. Allora diventa un micidiale megafono”. Ecco, nasce il dubbio che i kamikaze di Predazzo (ce ne sono di spunti per buttarla sul faceto), facenti parte del gruppo eversivo “Campiello secondo noi”, siano rimasti un po’ vittime dello stesso inguacchio che volevano esorcizzare. Intendiamoci, a Cesare il dovuto. Perché si è tentati di immaginarli travestiti da Frate Indovino, i kamikaze di Predazzo, col plastico sotto la tonaca? Perché, prove alla mano, dichiarano di aver azzeccato i risultati delle ultime tre edizioni del Campiello non virtuale (insomma, vittorie talmente annunciate da poter essere addirittura festeggiate con ampio anticipo). E bisogna levarsi il cappello di fronte alla loro spregiudicatezza. O azzeccano anche stavolta, e allora l’inguacchio da loro denunciato e insieme favorito da tanto clamore, è avvenuto davvero nell’albero sano, oppure ci rimettono la tonaca, oltre al resto. Le tentazioni del faceto sono come le ciliegie, una tira l’altra. I kamikaze di Predazzo, meritevoli in caso a loro positivo di essere assunti dalla CIA, dopo essersi mantenuti spiritosi e sommessi fino a quest’anno, sferrano un clamoroso attacco, con tanto di grancassa, alle prime ombre dello scorso 22 agosto. Annunci attraverso le maggiori agenzie di stampa, un mare di ritagli stampa, non solo da tutte le testate del Triveneto, ma anche da giornali a primaria diffusione nazionale. Titoli anche a sei colonne, alcuni leziosi del tipo “Con Antonia Arslan, supervincitrice che ha sbaragliato tutti gli avversari, il Campiello si tinge di rosa” (al Campiello vero, invece, un settembre rosso shocking?). Grande serata di gala affollata di ospiti. Ospite d’eccezione, in veste di madrina della festa, la scrittrice Maria Venturi che, nell’occasione, parla del suo ultimo libro “Butta la luna”, edito dalla Rizzoli (ma chi gliel’ha fatto fare, alla notissima amica, di esporsi a simili incantesimi, esponendo anche il suo “orgoglio” alle previdibili malignità su connivenze editoriali?). Nessuna preoccupazione per l’appropriazione indebita di opere e autori non interpellati. Macché. Nessun acquisto di libri. Sentite questa ciliegina, è impagabile. Leggiamo che i cento kamikaze votanti “hanno ottenuto i libri in prestito a rotazione”. Sic!!! Ve l’immaginate quanto tempo occorre per completare a dovere un’operazione del genere? Mesi, anni. A meno che i kamikaze non abbiano letto i testi come Chaplin avvita i bulloni in “Tempi moderni”. A chi interessa, ecco i voti finali: Arslan, 44; seguono, con il capo coperto da coriandoli rosa, Mastrocola 18, Abate 16, Guarnieri 8, il sottoscritto 4. Sottogliezza sibillina: leggo che il patron dei kamikaze ha dichiarato che il mio era il libro più valido come scrittura. Alla faccia! Lasciando perdere il faceto. Il Gazzettino, su queste pagine, ha indicato i punti preoccupanti della faccenda: il “Campiello secondo noi”, molto cresciuto nell’attenzione dei media, comincia a richiamare ospiti di peso, dietro i quali si affacciano le case editrici … Qualcuno potrebbe mettere in dubbio la segretezza della giuria popolare veneziana e la sua impermeabilità alle influenze esterne … Il rischio che fra i giurati trentini si infiltrino dei “mercenari” interessati a condizionare il risultato, e che l’anticipazione degli esiti del voto virtuale finisca per influenzare il pronunciamento della giuria popolare veneziana, o per vanificarne il lavoro. Vedremo le contromisure del Campiello vero, ma soltanto l’anno prossimo. Se ho partecipato è perché credo in questo premio, nel valore culturale e di simpatia che ha avuto e continua ad avere, un valore che non merita di essere violentato né da mestatori, né da lobbisti, né da affaristi. Penso alla bella atmosfera che mi figuravo in partenze, un’atmosfera serena. Questo, sì, mi dispiace: che sia stata inquinata. Ma è solo il caso di uno penalizzato, ai margini, da tipi che usano sistemi del genere. Che importanza volete che abbia in un mondo come quello attuale? L’importante, nelle cose, è leggere in trasparenza. L’importante, soprattutto, è che il Campiello possa respirare sempre a sani polmoni.





“Il Campiello secondo noi” secondo Bevilacqua



Abbiamo letto su “Il Gazzettino” di giovedì 9 settembre 2004 l’intervento di Alberto Bevilacqua che dedica lo spazio concesso dal quotidiano a tutti i 5 finalisti del Campiello ad una filippica contro “Il Campiello secondo noi”. Lasciamo perdere il linguaggio che vorrebbe essere “faceto”. Sentirsi definire “i kamikaze di Predazzo” per il solo fatto di aver avviato da 9 anni un simpatico gioco che anticipa il Campiello veneziano, ci intristisce un po’, ancor più in questa data. Forse di questi tempi bisognerebbe pesare un po’ di più le parole. Tuttavia, al di là del linguaggio, ci stupisce che un affermato scrittore, nell’età in cui la saggezza dovrebbe guidare i nostri passi, non mostri quel pizzico di autoironia da “stare al gioco”. Tant’è che riesce a stravolgere lo stato delle cose dipingendo 90 lettori che all’ombra delle Dolomiti si leggono i 5 libri finalisti e votano il preferito, alla stregua di una banda di “mestatori, lobbisti e affaristi”, che inquinerebbero la “bella e serena atmosfera” del vero Campiello il quale, auspica il nostro, “si spera possa respirare sempre a sani polmoni”. Per Bevilacqua le pressioni delle case editrici, i libri scelti senza essere letti, etc. etc. non sono una costante del panorama premiaiolo italiano, ma sono improvvisamente comparsi a Predazzo nell’estate del 2004. Prima “s’erano mantenuti spiritosi e sommessi”, dice, poi (quando è arrivato lui) si sono permessi, su 91, di votarlo solo in 4, ma soprattutto “hanno sferrato un clamoroso attacco” mediatico. Ci spiace smentire l’autore de “La Pasqua rossa”, ma sono 9 anni che “sferriamo attacchi mediatici”, e anche con qualche riscontro. Se da un anno la stampa nazionale ci ha dedicato maggiore spazio ciò è dovuto probabilmente al fatto che nelle ultime 3 edizioni il nostro voto è coinciso con quello veneziano. Da pubblicista montanaro vorrei tuttavia ricordare al giornalista padano che i titoli e le scelte editoriali dei quotidiani non dipendono da noi e che il nostro scopo non è quello di “indovinare” il risultato lagunare, nè esorcizzare inguacchi di sorta, ma solamente quello di divertirci e di promuovere la lettura. Scopo peraltro ampiamente raggiunto. Ci rendiamo conto che Bevilacqua non ha capito granchè del nostro premio e ce ne dispiace. Lo inviteremo a Predazzo così potrà conoscere i lettori che “non” lo hanno votato e conoscerne le ragioni. Certamente non ha capito che non siamo “Striscia la notizia” quando anticipa il vincitore di Sanremo. Siamo lettori che frequentano da anni la biblioteca e la libreria di Predazzo, che i libri li leggono davvero (e se non possiamo acquistare e regalare ad ognuno 5 libri – ma il Campiello se li fa regalare dalle case editrici, noi una ventina a titolo ne comperiamo e molti altri ne acquistano i nostri lettori – è perchè con il budget ridicolo di 4000 Euro, oltre al Campiello secondo noi, organizziamo anche 5 incontri con l’autore). Noi non stiliamo una classifica, ma scegliamo il libro che ci è piaciuto di più. Ed a volte, come quest’anno, la scelta è difficile, anche grazie al suo libro, caro Bevilacqua, che il sottoscritto “patron dei Kamikaze” ha peraltro gradito quanto gli altri.

Il risultato è che per metà di noi il libro maggiormente apprezzato è stato quello di Antonia Arslan, ma ciò non significa che gli altri non valgano nulla, anzi. Perchè prendersela allora? Che potere di condizionamento vuole che abbiamo? Ritiene così importante il nostro parere? Perchè le case editrici dovrebbero condizionare il Campiello secondo noi e non quello secondo loro? Ritiene che il nostro risultato valga più di una buona recensione o di una comparsata da Costanzo o da Vespa? Oppure teme che i 300 lettori siano condizionabili dal nostro responso? Che tristezza. Per fortuna il presidente del Campiello ha minimizzato le polemiche. La cosa che tuttavia ci rattrista di più è la pressione che interventi come il suo possono esercitare su coloro che finora hanno dimostrato un grande equilibrio. Perchè lei, a differenza nostra, potere ne ha. Così il presidente del Campiello che nelle dichiarazioni che abbiamo letto sulla stampa ha perfettamente capito il nostro spirito e ha dato il giusto rilievo alla vicenda, dovrà fare qualcosa perchè Alberto Bevilacqua vale di più di 90 “poveri” lettori montanari. Una cosa è certa: noi continueremo a leggere, anche i suoi libri, e ad esprimere il nostro parere. E continueremo a stupirci se qualcuno, anziché rallegrarsene, ne avrà timore.

Distinti saluti.

Il responsabile

Francesco Morandini

predazzo@biblio.infotn.it







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