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Borgata Tetti Chiappello: situata a circa 700 metri sul livello del mare, sul versante orografico sinistro della Val Vermenagna, la frazione, che conserva la lingua e cultura occitana, si trova nel Comune di Robilante.
Il Comune, che si sviluppa lungo la statale numero 20 del Colle di Tenda, prende il nome dal "rivo bullante", o rio gorgogliante, di nome torrente Cialancie che lo attraversa prima di confluire nel Vermenagna. Il villaggio fu a lungo legato all'abate di San Dalmazzo che l'aveva ricevuto in feudo dal marchese di Saluzzo. In seguito passò a far parte del distretto di Cuneo e divenne dei Savoia nel 1364. Infeudato da Amedeo VII ai marchesi di Ceva (1373), verrà riconquistato da Amedeo VIII nel 1425, e riunito al mandamento di Cuneo. Nel 1619 il paese fu concesso in feudo ai Nicolis, signori di Varallo, che con il titolo di conti di Robilant, renderanno a lungo celebre il suo nome.

Notevoli i beni artistici e architettonici del piccolo comune, come la facciata della Parrocchiale di San Donato (XVIII secolo), o l'affresco quattrocentesco raffigurante una madonna con bambino nell'adiacente via Eminia. Inoltre la settecentesca ex Chiesa di Santa Croce, sconsacrata negli anni Sessanta e attualmente adibita a salone della Pro Loco e le numerose cappelle campestri, meta di piacevoli escursioni naturalistiche. Alcuni itinerari di grande interesse risalgono il vallone di Cialancie, inerpicandosi sino alle bianche chiesette, testimonianza della devozione popolare; altri conducono alla conca del Malandrè, dove è possibile vedere le vecchie baite con i caratteristici tetti in paglia. Accanto alle attività tradizionali, allevamento del bestiame e silvicoltura, si sviluppano moderne attività industriali (cave di silice e impianti cementieri). Infine hanno una certa importanza per l'economia del paese il turismo estivo e l'antica fabbricazione artigianale delle fisarmoniche.

Fragole e panna
«Nel 1984 mio marito non sopportava più il lavoro in fabbrica. Abbiamo detto basta, cambiamo vita. E abbiamo deciso di metterci a coltivare fragole. Ma siccome ne io ne mio marito sapevamo nulla di campagna, ci siamo rivolti al Centro sperimentale orticolo di Boves».
Comincia così l'impresa di Anna Viale e Sandro Giordano, in Borgata Tetti Chiappello di Boves, che dopo più di vent'anni di attività, con l'aiuto dei loro tre figli, sono diventati un punto di riferimento della coltura delle fragole nel cuneese. Anna, nativa di frazione Sant'Anna di Limone, in alta valle, faceva la barista presso gli impianti nelle stagioni invernali. Sandro, originario di Tetti Chiappello, dopo aver studiato presso una scuola professionale come meccanico ha cominciato a lavorare in una fabbrica a fondo valle, poco lontano da casa. «Non mi piaceva lavorare in fabbrica stando sempre al chiuso. Io preferisco stare all'aria aperta. E poi in fabbrica sei considerato come un numero. Anzi, sei un numero se fai bene il tuo lavoro, altrimenti nemmeno quello. In fabbrica non puoi avere nessuna soddisfazione. E quando non hai soddisfazioni il tempo non passa mai».

La coppia è partita con la coltura di 300 piantine di fragole. «Io in realtà avevo provato a coltivare un terreno per un anno insieme a mio cugino -ricorda Sandro-. E la cosa non mi era dispiaciuta. Per cui abbiamo deciso di cominciare l'attività su piccoli appezzamenti, dove con la fragola è possibile avere un reddito soddisfacente». E poco per volta hanno aumentato il numero di campi coltivati, ristrutturato la vecchia casa di famiglia di Sandro e costruito un nuovo magazzino. Contribuendo ad arrestare il trend negativo che vedeva spopolarsi la piccola borgata. «C'è stato un momento in cui non c'era più nessuno che risedesse a Tetti Chiappello -sottolinea Anna-. Oggi va meglio, perché da qualche anno si sono insediate due famiglie con bambini. E sono venuti a stare qui perché siamo in una posizione strategica, sia per chi lavora a Limone che a Cuneo. Prendendo la superstrada di fondovalle infatti si arriva in fretta ovunque». Anche se chi non usa l'automobile e si affida al treno, che da Tenda scende verso Cuneo, ha una visione differente: «Prendere il treno a Robilante è impossibile -spiega Sara, la figlia quattordicenne- ogni mattina c'è un problema nuovo. O viene sospeso, o c'e solo un vagone che parte da Ventimiglia e si riempie già a Limone. Alcune mattine mettono un pullman sostitutivo e non ci sono posti per tutti. E quando arriva il treno è un assalto "alla diligenza", anche pericoloso, perché ti schiacciano. Inoltre l'abbonamento da Robilante a Cuneo è aumentato da 33 a 50 euro al mese». Potenza di Trenitalia! Che quest'anno si vedrà consegnare una raccolta firme da tutta la valle per protestare contro i disservizi.

Appoggiandosi al mercato di Peveragno, località cuneese famosa appunto per la coltura delle fragole, Anna e Sandro si sono fatti conoscere nel giro dei coltivatori. «Abbiamo cominciato andando al mercato da perfetti sconosciuti -ricorda Anna con un po' di nostalgia- e oggi siamo amici di tutti. Per tre o quattro anni abbiamo fatto su e giù: portavamo il nostro bel prodotto, lo esponevamo sulla piazza, e i commercianti lo compravano pagandolo immediatamente. Oggi è tutto cambiato, ti rivolgi direttamente ai grossisti. Che ti pagano a distanza di mesi». E infatti, lamentano i coltivatori di fragole, oggi a fronte degli ingenti investimenti e degli alti rischi legati alle intemperie e al cambiamento climatico, grazie ai tempi di pagamento imposti dai grossisti, i ricavi rischiano di arrivare con oltre un anno di ritardo dall'inizio del ciclo di coltura. «Ma il problema più grosso per noi non è il rischio d'impresa -spiega Sandro- quanto riuscire a trovare i terreni da coltivare. Perché qui in valle le cose devi andartele a cercare, e nessuno ti da una mano». La coltura della fragola infatti ha bisogno di una rotazione dei terreni ogni due o tre anni. Altrimenti si formano dei funghi che non permettono più alle piantine di mettere le radici. Ma quando Sandro, nativo del luogo, provava a chiedere terre in affitto, incontrava spesso risposte negative. «All'inizio non credevano nella nostra azienda. Non ci riconoscevano come agricoltori. I padroni dei terreni sono per lo più persone anziane, che non hanno problemi di soldi. Preferiscono tenere i terreni incolti per non avere "grane".

E ancora oggi ci sono dei vicini che hanno dei buoni terreni incolti. Magari tagliano un po' di fieno ma non gli rende nulla. A noi basterebbe un contrattino per tre anni, ma nessuno te lo fa, il terreno e loro e se lo tengono. Punto e basta». Oggi l'azienda di Anna e Sandro ha trovato una serie di terreni, alcuni di proprietà, altri affittati, ma frammentati. E questo crea grossi problemi logistici e infrastrutturali. «Inoltre -continua Anna- un'altro problema e trovare aiutanti nei periodi di raccolta. Per ora vengono delle mie amiche. Ma ora hanno già una certa età, ed è sempre più difficile trovare. Senza contare che nel 2007 abbiamo avuto un crollo dei prezzi delle fragole, tanto da non poterci quasi coprire i costi. Questo perché ha fatto poco freddo e abbiamo raccolto presto. E ormai le fragole arrivano da tutte le parti, in tutte le stagioni, a prezzi stracciati». Per questo motivo Anna, che oggi è il presidente del Consorzio fragola Cuneo ed unico produttore di montagna, chiede a gran voce il riconoscimento dell'Indicazione geografica protetta alla Comunità europea, in modo da tutelare i prodotti del territorio locale. Perché la famiglia Giordano non si demoralizza, ma guarda sempre avanti.

«Nel 1994 l'alluvione ci ha portato via quasi tutte le piantine di fragole -ricorda Sandro-. In quel momento abbiamo seriamente pensato di smettere. Poi ci è venuto ancora una volta in aiuto il Centro sperimentale orticolo di Boves, che ci ha consigliato di piantare le fragole rifiorenti e abbiamo passato il difficile momento». Si tratta di un tipo di pianta di fragola che può produrre anche fuori dal periodo canonico, e che ha permesso all'azienda familiare di non perdere l'intera stagione. «Non era la prima volta che dicevamo basta -spiega Anna- lo diciamo quasi tutti gli anni. Poi si continua. Ma da allora siamo davvero rimasti scioccati. E appena comincia a piovere non dormiamo più la notte». Il territorio montano nel '94 ha patito particolarmente gli effetti dell'alluvione. Grazie a un dissesto idrogeologico dettato proprio dall'abbandono delle terre. E gli enti locali, Regione in testa, sono intervenuti per rimborsare almeno il costo delle piante perdute. «Ma per quanto riguarda il mancato reddito abbiamo dovuto arrangiarci. Con la fragola rifiorente -continua Anna-. Quanto alla Comunità montana, non siamo ne poro pesnieri, perché l'agricoltura in valle è un'attività marginale».

Ma nonostante le difficoltà, nonostante l'impegno continuo che non lascia alla famiglia Giordano il tempo per andare a fare le vacanze al mare perché, dice Sandro, tolti i mesi invernali: «anche tre giorni d'assenza sono troppi senza bagnare le piante», i due rivendicano con forza la loro scelta. «La coltivazione delle fragole è una vera e propria passione -dice Anna-. Ci permette di poter lavorare insieme e di goderci i nostri figli. Quando erano piccoli ce li portavamo sempre dietro, nei campi come al mercato. Ogni tanto ci penso, e realizzo che ho allevato bene i miei figli. Se lavorassi ad esempio in un negozio non potrei vederli tutti i giorni a pranzo. Inoltre gli anni in cui va tutto bene è anche un lavoro in cui si guadagna bene. In fondo siamo partiti senza nulla e adesso, pur non essendo ricchi, la casa e il magazzino gli abbiamo messi a posto. Non ci manca niente». Ma il fascino della coltura delle fragole sta anche nel fatto che: «Sei continuamente stimolato a non fermarti -continua Sandro-. Devi sempre muoverti, conoscere le ultime tecniche, cercare di migliorare».
E in futuro? Pur amando molto il loro lavoro Anna e Sandro non augurano ai figli di continuare sulla loro strada: «Ogni anno ci interroghiamo se andare avanti per la mancanza di terreni -dice Anna- e la concorrenza delle aziende di valle, che riescono a lavorare tutto l'anno, alternando alle fragole pomodori e ortaggi che Robilante non verrebbero per il freddo». Ma, aggiunge Sandro: «Di cose innovative da fare qui in valle ce ne sarebbero. Se uno sa arrangiarsi, invece di andare a far l'operaio via può restare. Perché se la stagione è buona, con la campagna uno stipendio ci esce sempre».

 

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