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Sulle Alpi la vita dell’uomo è sempre stata profondamente legata alle foreste. I boschi fornivano infatti legname da opera e legna da ardere, più tutta una serie di prodotti secondari, dalla lettiera per gli animali alla trementina. Era quindi prevalente il ruolo “produttivo”.

Oggi, con la contrazione delle utilizzazioni, è invece maggiore la consapevolezza della multifunzionalità delle foreste montane. Trait d’union tra passato e presente è il riconoscimento del ruolo protettivo e di difesa dalle valanghe, dalla caduta di massi e di stabilizzazione degli scivolamenti superficiali operato dai boschi. Già dal XII secolo furono emanati editti e bandi per la tutela di quei popolamenti in cui era riconosciuto un ruolo protettivo prevalente, con proibizione del taglio e limitazione dell’esercizio del pascolo. Ancora oggi molti boschi mantengono infatti il nome di “Bandite”, “Bois de Ban” o “Bois de la Sauvegarde”.

Affinché questa funzione sia mantenuta e migliorata è però necessaria un’attenta gestione delle superfici interessate.
Da quest’anno sono previsti in Piemonte numerosi interventi selvicolturali per migliorare la stabilità delle foreste di protezione diretta, cioè quelle a difesa delle infrastrutture. In termini generali, il ruolo dei tecnici forestali sarà quello di imitare i processi e le dinamiche naturali, cercando di ottenere una rinnovazione variamente distribuita su piccole superfici, mantenendo al contempo un’adeguata copertura arborea.

Il mantenimento e la gestione di queste foreste assume quindi oggi un’importanza fondamentale, in particolare se si considera che nel territorio alpino le infrastrutture (strade, villaggi, impianti di risalita…) sono sempre più presenti.

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