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Dopo il primo serio scossone alla classifica provocato dal ritmo inarrivabile e maestoso di Ivan Basso con la vittoria sulla Maielletta, l’89° Giro d’Italia si sta poco alla volta animando, in attesa delle tappe di montagna via via più eccitanti dell’ultima settimana.

Tra queste, la più attesa è forse la Trento-Aprica (211 km) di sabato 27 maggio 2006, che esibirà in sequenza, nella stessa giornata, Tonale, Gavia, Mortirolo e Aprica.



Striscioni, bandiere, addobbi: da giorni la località e la vicina San Pietro di Corteno si stanno vestendo a festa. Lungo il viale d’arrivo si mescolano ai nastri rosa e alle tele di tante nazioni, i vessilli di saluto all’eroe Alex Bellini (di ritorno dall’impresa atlantica), quelli gialli della Granfondo Pantani (in programma il 25 giugno, 2500 partecipanti) e un po’ più a est, i cartelloni che annunciano le celebrazioni per il Centenario del Nobel Golgi.



Gli appassionati di ogni dove, del resto, già pregustano la giornata e l’interminabile salita della carovana rosa alla Cima Coppi (P.so Gavia, 2618 m.), con tanta neve a fare da cornice. E poi sulle angoscianti rampe del Mortirolo, che sebbene terminino come una liberazione “già” ai 1854 metri di Passo Foppa, sono un’infinita serie di veri e propri scalini al 20%, capaci di sfiancare gli ungulati che abitano i boschi della zona.



Qui, tra Adamello, Bernina e Orobie, lo spettacolo delle Alpi e della fatica raggiunge il suo apice, non di rado in passato tinto di toni epici. Come a maggior ragione potrebbe essere quest’anno, con l’anticipo della corsa di una settimana rispetto al solito. A nostra memoria, infatti, mai il Giro si era concluso entro il mese di maggio, ma aveva sempre inaugurato quello seguente che introduce all’estate.



C’è solo da sperare che fino alla mattina di quel giorno qualcuno – il maggior indiziato è proprio Basso – non abbia già ammazzato la competizione e ci riservi battaglia, magari con un arrivo da solo in maglia rosa sotto l’arco ligneo di Corso Roma. Come fece nel 1991 Coppino Franco Chioccioli, con la sua fantastica cavalcata solitaria di 70 km, Mortirolo compreso. Ivan Basso (che tra l’altro ha parenti in Valtellina, precisamente a Bianzone, paese dei nonni materni), o Cunego, o Savoldelli, o un ispanico, o tutti insieme, faranno certo in modo di gratificarci d’una bella impresa. Come il tappone merita e come merita Aprica, che dal 1990 a oggi ha inanellato ben sei arrivi di tappa, senza contare quello del 1962. Se non è credere nel ciclismo questo…



Aprica è stata più volte arrivo di tappa del Giro d’Italia:



– 3 giugno 1962: Moena-Aprica, 15ª tappa del 45° Giro d’Italia, vinta da Vittorio Adorni;

– 7 giugno 1990: Moena-Aprica, 17ª tappa del 73° Giro d’Italia, vinta dal venezuelano Leonardo Sierra;

– 10 giugno1991: Morbegno-Aprica, 15ª tappa del 74° Giro d’Italia, vinta dall’aretino Franco Chioccioli;

– 5 giugno 1994: Merano-Aprica, 15ª tappa del 77° Giro d’Italia, vinta dal romagnolo Marco Pantani;

– 8 giugno 1996: Cavalese-Aprica, 21ª tappa del 79° Giro d’Italia, vinta dal bergamasco Ivan Gotti;

– 5 giugno 1999: Madonna di Campiglio-Aprica, 21ª tappa del 82° Giro d’Italia, vinta dallo spagnolo Roberto Heras Hernandez (Marco Pantani fermato alla partenza da Campiglio);

– 27 maggio 2006: Trento-Aprica, 20ª tappa dell’89° Giro d’Italia.



Antonio Stefanini







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