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Portò la cristianizzazione in Valle Camonica e a lui è dedicata, su uno sperone di roccia che domina Capodiponte e la media valle, l’omonima chiesa romanica (XI-XII sec.), tempio tra i più belli di tutto il Romanico lombardo. Stiamo parlando di San Siro, il vescovo vicino al mondo longobardo che da santo protettore della Valle Camonica geografica e spirituale, adesso lo è anche di quella istituzionale: la Comunità Montana. L’ente comprensoriale camuno, il più vasto d’Italia, del quale fanno parte tutti i 41 Comuni dell’alta valle dell’Oglio (potevano essere 42, ma la Regione non ha dato l’assenso all’adesione di Pisogne che voleva farne parte) lo ha rivelato durante la recente presentazione della bozza di nuovo statuto che dovrà regolare la vita dell’assemblea e del direttivo che si formeranno dopo le elezioni comunali del prossimo giugno.

Vista la devozione del popolo camuno, quella presa dal comitato ristretto che si è occupato dello statuto non è certo un mero fatto esteriore, ma fa parte dell’intima convinzione che la cosa pubblica deve ispirarsi a principi, oltre che etici, anche profondamente cristiani. In questo senso l’organismo comprensoriale, la cui assemblea è composta di ben 127 membri (una folla in grado di riempire una chiesa), ha senz’altro l’approvazione della cittadinanza.

In sintesi, la nuova “magna carta” dell’ente guidato da Gianpiero De Toni esprime una serie di ottimi propositi: maggior partecipazione dei cittadini, strumento ideale della conferenza dei sindaci, esaltazione della sussidiarietà, ecc. I problemi sono vecchi e nuovi, ha detto il relatore Guerino Ramponi: ruolo del Parco regionale dell’Adamello, compatibilità Unione Comuni – Comunità Montana, rapporti con il BIM, Provincia di Valcamonica e altri.

Un piccolo passo avanti nel senso dell’identità è il fatto che nelle cerimonie ufficiali, d’ora in poi, sarà usato un vessillo verde e bianco a bande longitudinali, recante su un verso lo stemma della Valcamonica e sull’altro quello della Repubblica Italiana.

Fornire alla popolazione gli strumenti per superare le condizioni di disagio derivanti dall’ambiente montano, impedire lo spopolamento del territorio e i fenomeni di disgregazione sociale e familiare; difendere il suolo, proteggere la natura e dotare il territorio di infrastrutture e servizi; ammodernare l’agricoltura ed operare nei settori artigianale, commerciale, turistico e industriale per superare gli squilibri esistenti… L’elenco dei buoni propositi è lungo e almeno serve a ricapitolare la serie delle problematiche in gran parte irrisolte. Con, a nostro parere, ancora troppo scarsa attenzione per il turismo e le condizioni sine qua non che lo possono far decollare.









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