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“La parete che non c’è” torna a esistere grazie a quattro giovani sciatori e snowboarder. Una nuova “prima” discesa in snowboard si aggiunge alla collezione di Davide Capozzi e Julien Herry, che martedì 23 aprile, con Francesco Civra Dano e Luca Rolli, con gli sci, sono scesi dalla Est dell’Aiguille Blanche de Peutérey (effettuandone la prima ripetizione).

Qualcuno di loro andava alle elementari, qualcun altro forse non ne aveva ancora l’età, quando nel 1984 Stefano De Benedetti, tra i più formidabili sciatori estremi degli anni Ottanta effettuava la prima discesa della parete est della Aiguille Blanche di Peutérey. L’impresa divenne il soggetto del film di Michele Radici “La parete che non c’è”, di cui furono protagonisti lo stesso Stefano De Benedetti e Giorgio Passino, entrambi guide alpine di Courmayeur. Più tardi da sciatori e snowboarder esperti, rispettosi del passato e di chi li aveva preceduti, hanno studiato a lungo i couloir sciabili del Monte Bianco e aspettato con pazienza le condizioni meteo, del terreno, fisiche e mentali  per ripetere quella discesa mai più osata.

«Sciare "La parete che non c'è" ha voluto dire affrontare una delle discese storiche del massiccio del Monte Bianco, dove Stefano De Benedetti fece il suo capolavoro nel 1984 – ha spiegato Davide Capozzi – La principale difficoltà era il fatto che nessuno ci fosse andato negli ultimi ventinove anni. Poi ci sono le problematicità solite di una discesa estrema ovvero: la pendenza, l'esposizione e l'avvicinamento, lungo e tra i più complessi, che prevede anche l'attraversamento del ghiacciaio della Brenva di notte. Per una discesa così visibile nel massiccio del Monte Bianco pensare che non fosse mai più stata sciata per tutto questo tempo, ha dell'incredibile, ma Stefano de Benedetti era un precursore negli anni Ottanta e infatti sono proprio le sue discese ad essere le meno ripetute ancora oggi.»

Il fatto che qualcuno avesse già sciato su quell’itinerario, seppure così tanti anni prima, potrebbe peraltro essere stato un aiuto psicologico. «Sapere che una discesa è già stata fatta da qualcuno aiuta molto – ammette Davide Capozzi – ma le difficoltà tecniche non cambiano o meglio possono variare in base alla neve che uno incontra. Per la Est della Blanche, noi abbiamo trovato neve invernale probabilmente molto più facile della neve che trovò De Benedetti nel giugno del 1984.» Ma non si è certo trattato di una passeggiata. «Tra tutte le mie discese è stata una delle più impegnative fisicamente, ma con le condizioni di neve trovate non è stata la più difficile in assoluto», conclude Davide Capozzi 

foto: da sinistra Luca Rolli, Julien Herry, Davide Capozzi e Francesco Civra Dano

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