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Sils Maria a Locarno non era una prima. Il film è stato a Cannes quest'anno. Ma la coproduzione svizzera, l'alta Engadina come scenario, e il premio Moet et Chandon conferito a Juliette Binoche sono tre ragioni ampiamente sufficienti per presentare il film in una Piazza Grande gremitissima, calorosa e accogliente verso la splendida cinquantenne Juliette, che ha ritirato di persona il premio.

Il testo teatrale attorno al quale gira il racconto del film si intitola Majola Snake, il serpente del Majola. Il passo del Majola unisce la Val Chiavenna con l'Engadina. Il serpente del Maloja è un fenomeno atmosferico piuttosto raro che consiste nella generazione di un lungo serpente grigio di nuvole che, salendo dal lago di Como, si insinua nella bocchetta del Majola e scende verso St. Moritz.

E, film nel film, vengono proiettate alcune bellissime immagini del Serpente, girate da Arnold Franck, il primo grande autore di cinema di montagna ('Tempesta sul Monte Bianco', 'La tragedia del Pizzo Palù', 'La montagna sacra' e altri).
Per noi, che ci occupiamo di cinema di montagna, ce n'è abbastanza. Ma no, non basta. Tutta la parte centrale del film è ambientata in Engadina. Sulle sue alture, con vista sul lago di Sils, si uccide il commediografo autore del testo citato, sui suoi sentieri si svolge una gran parte dei dialoghi tra Juliette Binoche e Kristen Stewart, le due protagoniste del film, che si ritirano nella casa di Sils che apparteneva all'autore, per provare la recita della pièce teatrale. Montagna, montagna, montagna, bellissima e amichevole.

Ma veniamo al film. Maria (Juliette Binoche) all'inizio della sua carriera, appena diciannovenne, aveva interpretato il ruolo della giovane Sigrid, che nel testo teatrale spinge al suicidio la quarantenne Helena, controparte nel racconto di una relazione professionale e amorosa molto  complessa e tormentata. Ora le viene proposto di interpretare il ruolo di Helena, vent'anni dopo, avendo come Sigrid una giovanissima attrice americana culturalmente lontanissima da lei. Lasciamo ad altri più bravi i commenti al film. Noi possiamo solo dire che si tratta di un film complesso, in cui la relazione tra realtà e finzione, tra vita vissuta e recitazione, si mostra in un continuo gioco di specchi che rimanda da una all'altra parte, da uno all'altro personaggio. Ma ci sono altre chiavi di lettura. Una è quella dello scontro generazionale, l'altra è quella di un rapporto lesbico accennato e non descritto, un'altra ancora è quella della comunicazione via web, della sua pervasività e invadenza ma anche della sua efficacia.

Molti temi, un racconto lucidissimo, un linguaggio complesso e quasi icastico, bravissimi attori e un grande Assayas, anche lui presente di persona ieri a Locarno.
Grande serata di cinema nello scenario incomparabile della locarnese Piazza Grande.

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