Select Page

Il Piolet d’or parla di attrezzatura alpinistica italiana anche in Asia. La prestigiosa  piccozza placcata oro, prodotta dalla Grivel – Mont Blanc di Courmayeur, è ormai portabandiera riconosciuto in tutto il mondo dell’attrezzatura alpinistica made in Valle d’Aosta, e ancora una volta è stata protagonista in Corea, alla terza edizione del Piolet d’or Asia.  L’azienda valdostana è infatti co-organizzatrice della manifestazione con la rivista coreana Men and Mountain e la francese Montagnes Magazine.

L’edizione 2008 è stata vinta da tre giapponesi, Fumitaka Ichimura, Yusuke Sato e Kazuki Amano, per aver aperto una nuova via sulla parete nord del Kalanka, picco di 6931 metri nel Garwhal, Himalaya indiano, situato vicino al Changabang. I tre giovani alpinisti, poco più che trentenni, sono stati premiati per aver effettuato la salita, 1800 metri classificati M5, in puro stile alpino.

Al di là del premio, la manifestazione ha avuto altre valenze per l’azienda di Courmayeur: «Il Piolet d’Or – afferma Gioachino Gobbi, patron della Grivel – è un riconoscimento non solo della qualità delle realizzazioni alpinistiche, prima «nominate» e poi  premiate, ma è soprattutto l’indicazione ai giovani della strada da seguire, tecnicamente ed eticamente, per compiere imprese degne di essere presentate come esempio ed ispirazione. Grivel è nata con l’alpinismo e considera sua missione, anche al di là dell’aspetto commerciale, andare a cercare le “nuove frontiere” tecniche e geografiche dell’andar per montagne e così è stata “la levatrice” dell’idea fin dalla sua nascita. I popoli dell’oriente si stanno interessando alle montagne (anche perché hanno in casa le più alte e le più imponenti) e la conseguenza è stata un premio tutto asiatico per pubblicizzare questa attività nelle loro regioni. Il senso è quindi doppio: di immagine e di mercato».

Il mercato dell’attrezzatura sportiva sembra addirittura andare meglio in Oriente che in Europa e America. «L’Oriente nella sua accezione più generale contiene i due terzi dell’umanità – continua Gobbi – e soprattutto quella parte che sta lottando per raggiungere gli standard di vita degli occidentali. Lo sport è uno di questi obbiettivi e le Olimpiadi di Pechino ne sono state l’esempio perfetto. Laggiù il grande lavoro e il grande mercato sono in costruzione. C’è voglia di fare e di provare. L’occidente è un po’ “stanco” dopo le dosi massicce di finanza, di derivati, di crolli di borsa, e spesso è “distratto” rispetto ai nostri prodotti. Questo è globalizzazione: andare a cercare i mercati là dove stanno crescendo. Il Giappone è ormai una certezza assoluta, la Korea cresce molto bene, la Cina comincia i primi timidi passi,  ma è un orgoglio visitare i negozi cinesi e trovare i nostri prodotti: sembra il mondo al contrario!».

Share This