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I kazachi Denis Urubko e Boris Dedeshko, per il nuovo itinerario diretto sul versante Sud – Est del Cho Oyu, e gli americani Jed Brown e Kyle Dempster e lo scozzese Bruce Normand per la prima salita della montagna cinese Xuelian Ovest, dal versante Nord, vincono i Piolet d’or 2010.

Tra le 52 grandi realizzazioni del 2009, la giuria presieduta dallo sloveno Andrej Stremfelj, ne aveva scelte cinque per il gran finale. «Per questa diciottesima edizione, la giuria ha deciso di distinguere due ascensioni che valorizzano la creatività e l’esplorazione, sia pure in maniera differente », ha dichiarato Andrej Stremfelj. « Sono la promessa di nuove possibilità per gli scalatori d’oggi e per le generazioni future». Sono salite lunghe, entrambe di 2600 metri,  di notevole difficoltà tecnica e impegno ambientale, portate a termine in soli cinque giorni: soddisfano appieno i criteri alla base del prestigioso premio: stile alpino, originalità, solidarietà e spirito di cordata.

Con il Cho Oyu Denis Urubko ha anche completato la sua collezione di ottomila, diventando il quindicesimo ad averli saliti tutti e il nono ad averlo fatto senza utilizzare le bombole di ossigeno. La cerimonia di premiazione di Chamonix è stata pure occasione per celebrare i sessant’anni della prima ascensione dell’Annapurna e festeggiare il capo spedizione, l’inossidabile Maurice Herzog.

Il Piolet d’or alla carriera è stato assegnato la sera precedente a Courmayeur, a Reinhold Messner. Primo a scalare l’Everest senza ossigeno e a completare poi la serie degli ottomila, ha ripetuto quel che già va affermando da anni nei suoi libri, che la cima non è tutto: «L’alpinismo è l’arte del sopravvivere. Tornare a valle dalla montagna è la più forte emozione, è una rinascita».

Alla serata al Palanoir, affollato di spettatori, era presente accanto a Messner Walter Bonatti, Piolet d’or alla carriera lo scorso anno. Messner ha ricordato la sua prima volta, con il fratello Gunther, sul Monte Bianco, teatro delle grandi imprese di Bonatti. «Il Piolet d’or difende  un alpinismo classico che sta scomparendo » ha affermato. Messner non ha mancato neppure di dare giudizi e indicazioni sul futuro dell’agricoltura di montagna, affermando che «Se vogliamo davvero tutelare la montagna, bisogna introdurre il maso chiuso, ovvero la discendenza dei terreni agricoli ad un unico figlio e senza dividerla».

Da giovedì a sabato, in quattro serate, la manifestazione divisa tra Courmayeur e Chamonix ha fatto incontrare i grandi dell’alpinismo mondiale con le giovani promesse dell’alpinismo del futuro, promuovendo un proficuo scambio di idee. Gli organizzatori del premio hanno infine assegnato due “Piolet d’or giovani” al Liceo Pierre Beghin di Moirans e all’associazione «En passant par la montagne» per la loro opera a favore dei giovani.

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