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Il deprezzamento del dollaro, la marcata concorrenza cinese. Sono i principali motivi che hanno spinto La Safilo – industria di occhiali simbolo del Cadore – a chiudere lo stabilimento di Calazo a fine anno. Tramonta così gran parte della storia italiana legata al mondo dell’occhiale e che ha dato lustro al Cadore e alla nazione intera in tutto il mondo. Primi a pagare il conto di questa decisione – definita “un omicidio” dai sindacati – sono, come sempre, gli operai.



La storia dell’occhiale mondiale e dell’intero Cadore passa da qui. Nel 1883 Angelo Frescura e Giovanni Lozza acquistarono un vecchio molino da grano, presso il rio Molinà, a Calalzo, per trasformarlo nella loro nuova fabbrica d’occhiali, dopo che il loro primo stabilimento era stato distrutto da una piena, avviando di fatto la prima industria d’occhiale nel mondo. Da allora non ha mai smesso di produrre occhiali, ammodernandosi nel tempo e diventando nel 1934 Società Anonima Fabbrica Italiana Lavorazione Occhiali fino ad affermarsi come il noto colosso industriale che tanto lustro ha dato al Cadore nei 5 continenti.



Lo stabilimento storico di Calalzo è stato affiancato, nell’arco degli anni, da numerosi altri tra cui, nel 1991, quello di Longarone. La sede centrale e dirigenziale si è trasferita nel 1990 a Padova. Lo stabilimento di Calalzo, con una superficie di 20.000 metri quadrati e con la sua specializzazione nelle montature di metallo, ha una capacità di produzione di oltre 1.350.000 pezzi e, nei momenti migliori, ha dato lavoro a oltre 400 operai.

Attualmente conta 260 addetti e non tutti troveranno un posto a Longarone dopo la chiusura annunciata per fine anno.



Sta cominciando a concretizzarsi il processo di razionalizzazione della struttura produttiva, che punta in questo modo a contrastare il mercato globale drogato dal deprezzamento del dollaro e dall’avanzata della Cina nonostante le notizie non sconsolanti della Mido (Mostra internazionale dell’occhiale), vero termometro per cogliere l’andamento del settore. La dirigenza aziendale ha dichiarato di aver ponderato a lungo la decisione che giudica, con amarezza, inevitabile.



“Un omicidio per il Cadore e per il distretto dell’occhiale” dicono le organizzazioni sindacali. Anche il sindaco di Calalzo, Piermario Fop, si dice preoccupato per una situazione che rischia di avere pericolosi risvolti sociali.



Il quadro è ulteriormente aggravato dal fatto che questa decisione va a pesare su un comunità montana già carica di lavoratori a casa, poiché sono già numerose le imprese piccole e medie cadorine che hanno dovuto chiudere o ridurre la loro produzione. La chiusura dello stabilimento di Calalzo della Safilo ha causato un altro forte sconcerto specie per la dimensione dell’azienda e soprattutto per l’alto numero di lavoratori che ora rischiano il posto di lavoro.



Intanto sono cominciati gli incontri con gli amministratori del Cadore e la Provincia per mettere in atto tutte le iniziative che possano scongiurare la chiusura dello stabilimento e gli operai, arrabbiati, prospettano anche azioni eclatanti di protesta per riuscire a mantenere il loro posto di lavoro.

La situazione diventa particolarmente pesante considerando l’impossibilità di convertire in tempi brevi l’occupazione locale in altre attività (in primis nel turismo) considerando che l’economia del Cadore si è specializzata nei decenni quasi solo nell’industria dell’occhiale, che ha assicurato un forte benessere ma che ora sta strascinando in crisi un’intera comunità.







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