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Al rampone G20 della Grivel è andato il premio materiali della rivista spagnola Desnivel. L'innovativa tecnologia “monorail”  del nuovissimo rampone permette una riduzione del peso e l’ottimale distribuzione sulle dodici punte. I ramponi Grivel continuano ad evolversi e non ultimo si è aggiunto il nuovo antizoccolo “attivo”, applicabile a tutti i tipi di ramponi. L’antizoccolo è “attivo” perché il suo ritorno elastico “respinge” la neve ad ogni passo e le impedisce di attaccarsi al rampone, rendendo più sicura la progressione su ghiaccio.

D’altronde Grivel non poteva che essere all’avanguardia nella fabbricazione dei ramponi che sono nati nel 1909 a Courmayeur, proprio nella fucina dei fratelli Grivel. Nel 1909 Oscar Eckenstein, ingegnere  e ottimo alpinista, presentò al fabbro Henry Grivel un progetto per un nuovo tipo di ramponi a 10 punte dopo averlo pubblicato sull’“Ostereich Alpenzeitung” nel 1908. Henry Grivel, pur nello scetticismo generale, realizzò i ramponi e il successo fu immediato tanto che il 30 giugno 1912 sulla seraccata della Brenva fu organizzato il primo “Concours des cramponneurs”, competizione di scalata su ghiaccio ante litteram, vinto da Alphonse Chenoz. Henry Grivel non poté brevettare i nuovi attrezzi perché i topi avevano mangiato i disegni originali, ma si poteva ben dire che aveva  aperto la strada all’arrampicata su ghiaccio. Eckenstein ebbe il grande merito di aver sistematizzato l’utilizzo dei ramponi, prima di lui disdegnati e poco usati.

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Una seconda rivoluzione avvenne nel 1929 quando Laurent Grivel, guida alpina, figlio di Henry, aggiunse ai ramponi altre due punte, quelle orizzontali anteriori, dando impulso alla tecnica di progressione frontale su pendii ripidi. Tali ramponi nel 1933 permisero ad Aimé, fratello di Laurent di vincere, con Renato Chabod la ghiacciata parete nord dell’Aiguille Blanche de Peutérey. Laurent Grivel che partecipò alla prima ascensione del Père Eternel e come guida aprì la prima via sulla parete sud est del Grand Dru, collaborò con Renato Chabod, Silvio Saglio e Gino Buscaini alla stesura della prima guida del Monte Bianco della collana “Guida dei Monti d’Italia” del Cai-Tci.

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