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L’esito referendario del comune bellunese di Lamon, favorevole al distacco dal Veneto, rimbalza anche in Cadore, ravvivando gli intenti – più o meno palesemente serpeggianti – di distacco dal vessillo del leone. Già all’inizio degli anni Novanta, sull’onda del malcontento per la chiusura dell’ospedale di Auronzo, si era prospettata la possibilità di un distacco amministrativo da Belluno e dalla Serenissima, tanto che il “Comitato per gli ospedali di Cortina e di Auronzo” aveva fatto confezionare un adesivo posto su moltissime auto inneggiante alle Dolomiti come Regione Europea.



L’anno scorso, sempre nell’ambito della polemica sulla soppressione del nosocomio auronzano, l’adesione al Trentino-Alto Adige aveva rifatto capolino nella vallata a seguito della proposta, se si vuole provocatoria, dell’assessore Enrico Zandegiacomo di andarsi a curare tutti a San Candido di Pusteria.



In tanti si esprimono a favore di una aggregazione al Friuli-Venezia Giulia, come l’Oltrepiave cadorino. A Lorenzago dicono che una spinta potrebbe venire dalla necessità di collegamenti più rapidi con la pianura, che si concretizzerebbe con la progettata connessione fra l’autostrada A23 Udine-Travisio e l’A27 Venezia-Belluno.

Ma anche a Sappada diversi imprenditori turistici si sono pubblicamente espressi per un passaggio amministrativo nella provincia di Udine, denunciando lo stato di abbandono delle autorità venete di una località con grandi potenziali inespressi.



In quel di Vigo l’impulso verso il Friuli si è recentemente rafforzato con l’annunciata esclusione del Comune cadorino dal Piano Neve regionale e anni fa era emerso con l’aspirazione di far parte turisticamente del mega-progetto friulano di Razzo Mediana.

La montagna bellunese, incuneata tra due province e una regione a statuto speciale, esprime tutto il suo disagio e denuncia l’evidente disparità di trattamento con valli limitrofe, aggravata nell’ epoca della crisi quasi irreversibile del distretto dell’occhiale.



A chi ha ancora il cuore che pulsa storicamente per Venezia i fautori dell’annessione argomentano che molto prima del legame con la Serenissima il territorio era condiviso dai Celti, che vivevano anche in Carnia; che successivamente fece parte del municipio romano di Zuglio Carnico e poi del patriarcato di Aquileia. Solo nel Medioevo divenne feudo dei signori della pianura veneta come i Da Camino.







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