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Valcamonica – Valtellina – In base a una legge del 2002 l’ANAS S.p.A. sta realizzando il catasto degli accessi alle sue strade e ha fissato il termine del 30 giugno 2004 per la cosiddetta “sanatoria agevolata”. In pratica chi non paga già canoni d’accesso-attraversamento-impianti e quant’altro, o li paga in misura non adeguata alle nuove disposizioni (un po’ dubbie), deve autodenunciarsi e sottoscrivere di praticare un abuso. Con la conseguenza di dover pagare un salato canone 2004 e – troppa grazia – “solo” due annualità pregresse invece di cinque. Più costi di istruttoria, sopralluogo, sanzioni e non si capisce bene cos’altro ancora. Tutto giusto, dirà qualcuno. Sì, salvo il fatto che – come sempre accade – anche stavolta l’Ente Superiore agisce grossolanamente, non tenendo minimamente conto di variabili e situazioni specifiche. E, soprattutto, ritenendo sé stesso, a priori, in assoluto diritto e solo l’utente in fallo. Senza scampo e senza valore alcuno per il passato.

Tutto ciò riguarda ovviamente anche la statale 39 del Passo di Aprica, piccola-grande opera dell’ingegneria austriaca dei tempi di Maria Teresa, che si dice sia “miracolosamente” scampata un paio d’anni fa al rischio di declassamento a strada provinciale ma che, se le conseguenze del “miracolo” sono quelle che si cominciano a toccare con mano, forse sarebbe stato meglio se i santi non si fossero dati tanto da fare. A 300 anni dalla costruzione è rimasta praticamente la stessa, salvo l’asfaltatura negli anni ’50 e poi l’applicazione di tardive pezze su pezze a monte a valle e sotto, e la posa di cartelli di pericolo uno dietro l’altro. La 39 è infatti “un’arteria” da ictus perenne, che pompa – sempre più faticosamente col passare degli anni – il sangue vitale del traffico moderno tra Camunnorum e Tellina, le due principali vallate alpine lombarde. Un nevralgico corridoio est-ovest del traffico turistico mitteleuropeo, oltre che commerciale e privato locale.

Tutti sanno che la 39 è malata, molto malata. Tutti tranne i ministri Lunardi e Tremonti (che pure è di queste parti) e ovviamente il capo del Governo, che in bocca e in testa ha solo le “grandi opere”. Se la sono chiaramente dimenticata perché, dopo due o tre decenni di crisi sempre più gravi e pressoché mortali, tutti insieme non sono ancora riusciti a mandare la miseranda coronaria in sala operatoria. Nemmeno con la buona volontà della Lega, che raccoglie proprio qui i suoi massimi consensi. Anzi i nostri prodi, appena possono, dirottano gli strumenti per la cura di cui abbisogna (i denari che pure ogni tanto si sente dire vengano stanziati almeno per i 3-4 interventi di sutura più urgenti) ad altre parti più o meno sofferenti della gambona italica. SS n. 39 del Passo di Aprica con progressiva chilometrica da Tresènda a Édolo: nemmeno 30 km d’asfalto e quasi 700 cartelli di pericolo, uno ogni 40 metri! Ecco cosa si fa per le strade dei montanari, che tanto sono pochi e “gnocchi” e non meritano di più. Li si avvisa dei pericoli, così possono evitarli. Conta poco che appena ne hanno scampato uno, il successivo sia già sulla loro testa o sotto i loro piedi.

Prima di vedere l’inizio dei lavori per la rimessa in sesto (e in sicurezza) della nostra mulattiera storica dovremo cominciare a pagare, oltre ai sempre più esosi canoni, anche il pedaggio mulattierale?







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