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A 40 anni dal disastro dal Vajont l’orrore emotivo suscitato da quella tragedia è inalterato. E questo è solo uno dei tanti riflessi dell’amara eredità che la notte del 9 ottobre 1963 ha lasciato. Una diga costruita nel posto sbagliato; un’incapacità di ascolto dei segnali chiari dell’ambiente naturale nel quale si stava brutalmente intervenendo; un errore umano incomprensibile, causato da orgoglio e senso di onnipotenza, dall’interesse economico di pochi, che prevaricò il diritto alla vita di molti.

Una serie di assurdità, che, considerata 40 anni dopo – con gli occhi di una persona a quel tempo non ancora nata -provoca orrore emotivo e indignazione.

Come non sentirsi allora in dovere di proclamarsi “sopravvissutti” a quella tragedia in cui morirono 1909 persone? Un dovere che ci porta prima di tutto a compiere uno sforzo volto alla conservazione della memoria storica.

La sera del 9 ottobre 1963, alle 22.39, una gigantesca frana si staccò dalle pendici settentrionali del Monte Toc, riversandosi nel sottostante bacino artificiale. Con un fronte superiore a due chilometri, in pochi secondi, un’assordante caduta di materiali riversò nel lago oltre 270 milioni di metri cubi di rocce e detriti, provocando un importante evento tellurico. L’impatto generò due ondate. Una si diresse a monte, verso il centro della vallata del Vajont. L’ abitato di Erto venne miracolosamente risparmiato, mentre le frazioni più vicine alla riva del lago furono investite. L’altra piombò inesorabilmente a valle, superando lo sbarramento artificiale. Precipitò con una portata di oltre 50 milioni di metri cubi, amplificando la sua energia distruttiva nell’attraversare le strette gole del Vajont. Si riversò nella Valle del Piave ad una velocità vicina ai 100 km/h e con un’altezza di oltre 70 metri. Longarone venne rasa al suolo e così fu per alcuni vicini villaggi.

In pochi minuti, l’incubo che da mesi ossessionava le giornate e le notti degli abitanti di quei luoghi, si era fatto realtà, divenendo una delle più grandi tragedie dell’umanità.

Oggi, come ogni anno dal 1963, Longarone e le località circostanti, celebrano l’anniversario con solennità, dedicando, in lutto cittadino, la giornata del 9 ottobre alla preghiera, al ricordo ed alla riflessione. Ripercorrendo questi 40 anni, fatti di ricostruzione, di solidarietà, di conflitti sociali e sentenze rinviate, di dolore collettivo e individuale.

Raccontando questa storia a chi non la conosce, ai più giovani, nella speranza che la “lezione del Vajont” non sia mai dimenticata e possa servire a migliorare e tutelare il dialogo tra l’uomo e l’ambiente. Un rapporto che deve basarsi su una conoscena reciproca, su uno scambio continuo, su una sinergia partecipata, in cui le comunità locali siano sempre protagoniste. L’obiettivo è la sostenibilità, sociale e ambientale, senza conflitti, prevaricazioni e lutti di simili proporzioni.





Vi consigliamo di visitare il sito internet www.vajont.net. Vi potrete trovare una dettagliata ricostruzione degli avvenimenti oltre a numerosi documenti per leggere e conoscere la tragedia del Vajont da vari punti di vista.



Si ringrazia Vajont.net per l’immagine della diga del Vajont pubblicata in questo articolo e per i preziosi approfondimenti che rende disponibili







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