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Con il seminario “I cambiamenti climatici e la gestione delle vie di accesso all’alta montagna”, lo scorso mercoledì 4 febbraio, nell’Aula Magna dell’Università della Valle d’Aosta, si è concluso il progetto di cooperazione transfrontaliera Alcotra “Eco innovation en altitude”. Il progetto, iniziato nel gennaio 2013, aveva il compito di definire e attuare strategie comuni attraverso la condivisione di conoscenze e di buone pratiche, e ha avuto diverse azioni, dall’audit ambientale su siti test in quota alla campagna di sensibilizzazione in materia di sostenibilità ambientale (estate del 2014) con la partecipazione di 500 escursionisti, dalla progettazione e installazione di due sistemi innovativi di trattamento dei reflui e delle acque di scarico (Casermetta Epace Mont-Blanc in Val Ferret e rifugio Guide del Cervino), alle sessioni di formazione rivolte ai gestori di rifugio dei tre paesi coinvolti: Italia, Svizzera e Francia. Il seminario conclusivo è stato promosso dall’Assessorato territorio e ambiente della Regione Valle d’Aosta e organizzato da Fondazione Montagna Sicura in collaborazione con l’Università della Valle d’Aosta.

Jean Pierre Fosson e Michèle Curtaz hanno illustrato i risultati dell'indagine relativa agli impatti dei cambiamenti climatici sulle vie di accesso ai rifugi condotta dalla Fondazione Montagna Sicura tra i gestori di strutture d’alta quota, situate nella fascia delle nevi perenni. La metà dei gestori ha dichiarato cambiamenti degli itinerari di accesso, dato in accordo con il fatto che in 150 anni la superficie glaciale delle Alpi si è ridotta della metà. Nella maggior parte dei casi gli interventi sostenuti per adeguare le vie di accesso sono stati compresi tra i mille e i diecimila Euro, con punte anche oltre i centomila e le spese sono state sostenute in gran parte dall’amministrazione pubblica, con l’intervento in Svizzera del locale Club alpino nella misura del 25%. Gli adeguamenti delle vie di accesso variavano dal posizionamento di scale, alla costruzione di vie ferrate, al posizionamento di passerelle, talvolta cambiando completamente l’itinerario, essendo il precedente diventato soggetto a scariche di pietre, come nel caso della Cabane Bertol, nel Vallese.

Un secondo obiettivo del seminario era lo studio sulla responsabilità dei gestori e degli amministratori nella gestione delle vie di accesso all’alta montagna. Roberto Calvo, professore ordinario di diritto privato dell’Università della Valle d’Aosta ha affermato che la responsabilità dei gestori di rifugio è argomento del tutto inesplorato nella dottrina civilistica europea. Chi risponde in caso di incidente, se il gestore realizza un manufatto per facilitare o rendere più sicuro l’accesso a un rifugio, e se questo manufatto, per usura o altro implica anche il rischio di ridurre la sicurezza? «Se ci si affidasse alle regole ordinarie, del danno risponderebbe il gestore – ha spiegato Calvo – ma la situazione ambientale è molto particolare e sarebbe iniquo da un punto di vista sostanziale. In una gestione avveduta e moderna bisogna puntare l’attenzione sull’informazione e assicurarsi che il comune utente sia messo nelle condizioni di conoscere esattamente il rischio cui va incontro e sia reso edotto delle difficoltà che deve affrontare». Per altro la qualità professionale dei gestori di rifugio, in Valle d’Aosta iscritti a un albo, è un elemento per qualificare la responsabilità del gestore dal quale ci si aspetta una “diligenza professionale” e non solo ordinaria, come ha spiegato Matteo Francisetti, dottore di ricerca in diritto privato.

Dopo l’analisi di alcuni casi concreti di intervento, il sentiero di accesso al Refuge de La Charpoua di Chamonix, alla Cabane Bertol e alla Cabane des Dix nel Canton Valais, Michèle Curtaz ha illustrato il caso del ghiacciaio delle Grandes Jorasses, con i crolli verificatisi lo scorso settembre. L’attento monitoraggio ha permesso di prevedere i crolli imminenti, di chiudere l’accesso al sentiero per il rifugio Boccalatte e di segnalare l’evoluzione dei distacchi sulle pagine Facebook della Fondazione Montagna Sicura e de La Chamoniarde.  La via italiana delle Grandes jorasses è infatti spesso seguita in discesa dagli alpinisti che salgono dal versante nord francese. 

A conclusione del seminario, nella tavola rotonda presieduta da Christophe Boloyan, direttore de La Chamoniarde, si è parlato dell’importanza strategica e delle prospettive del progetto «…per tradurre i problemi in soluzioni concrete…» come ha riassunto il neopresidente della Fondazione Montagna Sicura Gianluca Tripodi, approfittando della programmazione dei fondi dell’Unione Europea per i prossimi cinque anni.

Didascalia Foto: Luca Franzoso, Gianluca Tripodi, Luca Bianchi, Claude Jacot, consigliere municipale di Chamonix e Jean Pierre Fosson.

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